PORDENONE - Quando si dice il caso.
COME SI É ARRIVATI
E pensare che l’unità senologica dell’ospedale di Pordenone era uno dei fiori all’occhiello dell’ospedale. Nata diversi anni fa grazie all’intuizione della chirurga Elvia Michieli che aveva messo insieme un team di tutto rispetto, il Servizio era riuscito, partendo quasi da zero a fornire alle pazienti diagnosi in tempi brevissimi e soprattutto aveva raggiunto ottimi livelli di prestazioni (e di medie di guarigione) anche con carcinomi particolarmente aggressivi. Non è tutto. Pordenone, primo a partire sicuramente in regione, ma tra i primi anche a livello nazionale, aveva avuto l’intuizione che il cancro alla mammella doveva essere battuto con un team multisettoriale. C’era, infatti, l’oncologo, il medico radiologo, il chirurgo, il clinico e lo psicologo. Insieme venivano affrontati i casi. La soddisfazione delle pazienti era molto alta anche perchè, come detto, in caso di una diagnosi di tumore l’iter era molto veloce. In più c’era sempre la consulenza e il raffronto con la struttura del Cro.
LA SITUAZIONE
Oggi la situazione è decisamente allarmante visto che l’Unità rischia la chiusura. Mancano, infatti, i medici radiologi che sono fondamentali al punto che il servizio già da qualche tempo è chiuso due giorni alla settimana perchè non è possibile garantire i turni. In più mancano camici bianchi anche di altre specialità che non consentono la corretta e veloce gestione del servizio senologico. Morale? Se ad aprile se ne dovesse andare anche un altro radiologo, come tutto fa supporre, per l’Unità pordenonese non ci sarebbe più la possibilità di andare avanti. Non solo. In bilico c’è anche la Risonanza magnetica che già oggi, sempre per lo stesso motivo, non funziona un giorno alla settimana.
GLI EFFETTI
Facile intuire cosa accadrebbe in caso di chiusura. Per quanto riguarda la senologia il percorso più semplice è quello del Cro, fermo restando che alcuni ambulatori probabilmente resteranno a Pordenone. Oppure si dovrà andare a Udine. In ogni caso il rischio concreto è che le attese si ingrossino ulteriormente. Stessa cosa per la Risonanza magnetica anche se in soccorso sono arrivate le maggiori prestazioni dei privati.
IL DIRETTORE
Non è un buon momento per l’ospedale di Pordenone. Lo ammette anche il direttore generale, Giuseppe Tonutti. «Purtroppo - afferma - ci sono da registrare ancora parecchie uscite di medici che se ne vanno e stanno mettendo in difficoltà alcuni servizi. Uno dei problemi riguarda proprio i medici radiologi. Abbiamo dovuto stringere proprio per carenza di professionisti. Ovviamente faremo di tutto per evitare di chiudere i servizi, cercheremo anche radiologi da assumere a tempo determinato, perchè - come ho detto - non è certo nostra volontà chiudere Unità. Resta il fatto - conclude Tonutti - che stiamo cercando di fare il possibile».
PIANO FERIE
Un altro segnale estremamente negativo che va a riverberarsi su altri servizi già stretti per mancanza di personale e con il piano delle ferie che sta venendo avanti e che - per ovvie ragioni - dovrà fare i conti con altri buchi in organico per consentire al personale, già sottoposto a turni pesanti e sotto stress, di godersi almeno 15 giorni in santa pace.
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