Omicidio di Trifone e Teresa, la Cassazione conferma l'ergastolo per Ruotolo: «Prove inconfutabili»

Sabato 21 Agosto 2021 di Cristina Antonutti
Trifone Ragone e Teresa Costanza, i fidanzati ammazzati nel parcheggio

PORDENONE - Ci sono voluti sette mesi e 42 pagine per spiegare perchè il ricorso in Cassazione di Giosuè Ruotolo, condannato all'ergastolo per l'uccisione di Trifone Ragone e Teresa Costanza, è inammissibile. La prima sezione penale presieduta da Giacomo Rocchi, giudice relatore Antonio Cairo, nelle sue motivazioni ripercorre i punti salienti dei processi di primo e secondo grado, per poi smontare punto su punto le doglianze della difesa (gli avvocati Giuseppe Esposito e Roberto Rigoni Stern erano affiancati da Franco Coppi). Secondo i giudici, le prove indiziarie raccolte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Pordenone sono state correttamente accertate e valutate con un «esame globale degli elementi certi». Non potevano essere analizzati in modo isolato, perché facevano parte di un unico enorme puzzle che non ha lasciato spazi a piste alternative convincenti e dove Ruotolo, sospettato principale, con le sue bugie ha completato il cerchio.

LE CONDANNE
Ruotolo è stato condannato all'ergastolo con isolamento diurno per due anni l'8 novembre 2017 dalla Corte d'assise di Udine. Il 3 marzo 2019 la Corte d'assise d'appello di Trieste ha confermato la decisione: a sparare contro Teresa e Trifone la sera del 17 marzo 2015, poco prima delle 20, nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone, non poteva che essere stato l'ex militare di Somma Vesuviana in procinto di arruolarsi nella Guardia di finanza. Il 13 gennaio di quest'anno è arrivato il sigillo della Cassazione. Adesso sta scontando la pena nel carcere di Padova.

La difesa anche in Cassazione ha lamentato il fatto che si è trattato di un processo mediatico che ha spesso ha finito per condizionare i ricordi dei testimoni.

LA CASSAZIONE
Per i giudici il ricorso è inammissibile perché manifestamente infondato e in parte proposto fuori dei casi ammessi, perché si è tentato, attraverso diverse deduzioni, di proporre una diversa valutazione degli indizi. «La sentenza impugnata - si legge nella sentenza di terzo grado - è correttamente motivata in fatto e nessuno dei profili addotti a confutazione ne scalfisce la struttura logico-giuridica». In Appello, si evidenzia, l'ergastolo è stato confermato «all'esito della valutazione di una pluralità di elementi che, congiuntamente ponderati, risultano assolutamente univoci. Né vale, a confutazione, operarne letture frazionate». La decisione ha inoltre valorizzato «ritenendo centrali alcuni aspetti che, secondo un parametro di logica, non avrebbero avuto altra chiave razionale di lettura».

IL DELITTO
Ruotolo, per sua ammissione, la sera del 17 marzo 2015 era nel parcheggio dove Trifone e Teresa avevano parcheggiato la loro Suzuki Alto. Lui faceva allenamento nella palestra della pesistica, lei lo aspettava. Dopo il delitto, Giosuè a bordo della sua Audi A3 ha fatto sosta nel parco di San Valentino, dove è stata poi ritrovata la pistola Beretta usata per uccidere i fidanzati. I suoi spostamenti sono stati registrati dalle telecamere comunali. Non ha detto ai coinquilini, anche loro militari dell'Esercito, che sarebbe uscito per andare in palestra. Non ha detto di esserci stato quando è tornato a casa. Ci sono voluti mesi di indagini per identificarlo, indagarlo e chiederne il giudizio. E prima di ottenere la misura cautelare, le indagini hanno scavato a fondo nei rapporti con le vittime, i coinquilini e la stessa fidanzata fatta passare per pazza, così da giustificare la creazione del profilo Facebook Anonimo usato per molestare Teresa.

TESTI E INDIZI
Le sentenze di primo e secondo grado hanno correttamente valutato, secondo la Corte, le deposizioni dei testimoni principali, la ricostruzione fatta attraverso la perizia dei consulenti del pm sugli spostamenti di Ruotolo, i rapporti logorati tra Ruotolo e Trifone, soprattutto dopo i messaggi inviati a Teresa con Anonimo. Trifone aveva minacciato di denunciarlo, Giosuè temendo conseguenze per la sua carriera eliminò il pericolo con una pistola 7,65.

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