Omicidio di Roveredo, la furia dell'infermiere scatenata da una foto sui social

Martedì 1 Febbraio 2022 di Cristina Antonutti
Omicidio di Roveredo, la furia dell'infermiere scatenata da una foto sui social

UDINE - Una foto di famiglia su Instagram ha innescato il femminicidio del 25 novembre 2020 a Roveredo in Piano. A pubblicarla era stato Giuseppe Mario Forciniti, 34 anni, l'infermiere calabrese a processo per l'omicidio aggravato di Aurelia Laurenti, 32 anni, compagna e madre dei loro due figli. Lei, che come riferiscono le amiche avrebbe voluto lasciarlo o comunque archiviare la vita di coppia restando amici per il bene dei bambini, non ha tollerato quell'immagine felice che come didascalia aveva "Semplicemente no"i. Lui non ha gradito i commenti di un'amica virtuale di Aurelia che dimostrava di conoscere disagi e tensioni della coppia. Le ultime quattro ore di vita della 32enne sono state ricostruite ieri in Corte d'Assise a Udine attraverso la testimonianza di una vicina di casa, Monica Giannina Wajda, che da tempo raccoglieva le confidenze di Aurelia. Ha conservato le chat di WhatsApp con la vittima e con Forciniti e ieri i giudici ne hanno disposto l'acquisizione: il cellulare di Aurelia, infatti, super protetto da password e impronta digitale per impedire a Forciniti di aprirlo, è ancora inviolato.


LA LITE

Sono le 19.30 del 25 novembre quando Wajda accoglie in casa Forciniti.

Le spiega che Aurelia è arrabbiata per la foto e lei cerca di calmarlo. «Poco dopo è arrivata Aurelia e hanno cominciato a litigare - ha riferito - Lui è tornato dai bambini, lei si è trattenuta da me fino alle 21.30. Le dissi di restare a dormire, ma non lo fece». Aurelia - visto che le porte interne delle case a schiera di via Martin Luther King avevano chiavi identiche - le chiese anche una chiave per la camera, perché da un paio di mesi in casa erano sparite tutte. Alle 21.41 Wajda riceverà una telefonata da Forciniti della durata di 32 minuti. Avevano continuato a litigare per quella foto che, secondo Aurelia, rappresentava una «famiglia perfetta», cosa che invece non era vera. «Giuseppe mi disse non la voglio più», ha detto la testimone. Alle 23.13, chiusa la telefonata, ci sarà una scambio di messaggi WhatsApp tra le due amiche. «Alle 23.16 Aurelia mi ha chiamato con WhatsApp - ha detto Wajda - Era contenta, mi ha sussurrato con una mezza risata non mi vuole più».


OSSESSIVO

Quella frase, al termine di quattro ore di discussioni, ha assunto tutt'altro significato rispetto a quello che Aurelia credeva: nel giro di una decina di minuti è stata massacrata in camera da letto con 19 coltellate. È l'epilogo di un rapporto che il pm Federico Facchin e la parte civile rappresentata dall'avvocato Antonio Malattia ieri hanno ricostruito attraverso testimonianze di amiche e parenti: Forciniti è stato indicato come un uomo geloso, possessivo e ossessivo. Se Aurelia usciva di casa, la chiamava in continuazione per sapere dov'era. Hanno parlato di tensioni legate alla sfera più intima della coppia, a episodi di violenza domestica raccontati da Aurelia, che al rientro dall'ultima vacanza in Calabria aveva mostrato lividi al volto e al collo. A umiliazioni verbali sull'aspetto fisico della donna e insulti. «Voleva lasciarlo», ha detto la cugina della vittima, Valentina Prata.

 


IL TRADIMENTO

Tutto è precipitato nell'estate 2020, quando Aurelia frugando nel telefonino del compagno scopre un tradimento. Quelle vacanze avrebbero segnato, secondo quanto tutti riferiscono, il destino della coppia. «Voleva lasciarlo - ha confermato l'amica Simona Annamaria Stet - ma temeva che lui potesse toglierle i bambini, perché lei non aveva un lavoro e non aveva una laurea. Mi diceva di non dire niente di quello che mi raccontava perché Giuseppe ci teneva alle apparenze».


LA ZIA

Antonietta Magliarella, zia di Aurelia, nella sua sofferta deposizione ha ripercorso le sofferenze della nipote e fissato orari e circostanze del post delitto. Forciniti la chiamò alle 23.44 per avvertirla che le portava i bambini. «Tienili come fossero tuoi figli», le dirà sulla porta. A mezzanotte e 21 minuti richiama e si fa passare il maggiore: «Perdonami - lo sente dire - fai il bravo, comportati bene».

Ultimo aggiornamento: 11:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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