«Nostro padre, disidratato e smagrito: morto dopo 10 giorni in Pneumologia»

Sabato 30 Aprile 2022 di Susanna Salvador
«Nostro padre, disidratato e smagrito: morto dopo 10 giorni in Pneumologia»
2

PORDENONE - Hanno visto il padre prima del ricovero al Santa Maria degli Angeli, poi una visita veloce quando è stato trasferito nella Rsa di Azzano Decimo e lo stupore per il suo stato fisico e mentale, gli interrogativi senza risposta, quindi l'ennesimo ricovero dopo sole 24 ore per l'aggravarsi delle sue condizioni. La mattina dopo è morto nel reparto di Medicina dell'ospedale pordenonese. Aveva 84 anni e da tempo faceva i conti con problemi di salute tenuti a bada da farmaci e controlli. «Ma mangiava e beveva da solo. Faceva lunghe camminate, era vivo e vitale», racconta la figlia Anna che non riesce a capacitarsi dell'accaduto mentre ricorda quei lunghissimi dieci giorni in cui, a causa delle norme legate alla pandemia, non ha potuto vederlo. «Al telefono, quando mi chiamavano dal reparto, mi dicevano che era tranquillo e mangiava».

LA VICENDA


L'anziano ha preso il Covid, positivo lui e la moglie nonostante i tre vaccini. I primi giorni non accusava sintomi particolari, ma una sera la febbre è salita a tal punto che l'84enne vaneggiava. I figli hanno deciso di chiedere l'intervento di un'ambulanza, preoccupati per la salute del loro caro, che è stato ricoverato nel reparto di Pneumologia - Covid dell'ospedale di Pordenone. «Impossibile visitarlo - prosegue Anna -, impossibile vederlo anche solo un attimo per rassicurarlo, per dirgli che non era solo. Che noi tutti gli eravamo sempre vicini. È stato un incubo lungo dieci giorni. Sapere che tuo padre è in un letto di ospedale, senza nessuno che conosce accanto, non potergli fare una carezza, non potergli parlare è stato tremendo. Una sensazione di impotenza che non auguro a nessuno, anche se so che in questi due anni tante persone, troppe, sono morte da sole. E che i familiari hanno vissuto come me un'agonia senza fine». A rassicurare Anna e gli altri figli e figlie è la telefonata che arriva dal reparto: va tutto bene, il papà mangia, dorme ed è tranquillo.

LA RSA

Una decina di giorni dopo l'anziano viene trasferito nella Rsa di Maniago, e nemmeno lì Anna può andare a visitarlo. «Ho potuto fargli solo una videochiamata e quando l'ho visto sono rimasta senza parole. Non era più lui... Magro, come inebetito. Non mi ha riconosciuta». Trascorrono altri dieci giorni e l'84enne, risultato negativo al Covid, viene portato nella Rsa di Azzano dove finalmente Anna può vederlo: «Era smunto, pieno di ecchimosi, con la lingua arsa tanto che dei pezzetti si staccavano. Non pronunciava una parola». E ad Azzano ci sta poco perché il giorno dopo, vista la gravità delle sue condizioni, torna in ospedale. «Il medico del Pronto soccorso ha detto a mia sorella che non aveva mai visto un anziano così disidratato», prosegue Anna. «Diceva solo aiuto e acqua». Trascorrono nemmeno 24 ore e l'anziano muore nel reparto di Medicina.

LA DENUNCIA

Anna e i fratelli attendono le cartelle cliniche per rivolgersi al Tribunale per i diritti del malato. «Vogliamo solo sapere cosa è accaduto, perché nostro padre era così magro e disidratato», sottolinea Anna che nel frattempo ha ricevuto il messaggio di una persona che era ricoverata nello stesso luogo e periodo del padre, in Pneumologia: «Ero ricoverato nella stessa stanza di tuo papà - scrive l'uomo mettendoci nome e cognome -. Condizioni da terzo mondo è dire poco. Quello che ho visto spero di non vederlo più per quello che mi resta da vivere. Zero servizi igienici, solo la comoda e il pappagallo. Zero comodini, zero sedie, zero tavoli e ci hanno tolto anche il the con i 4 biscotti. Il pasto e la cena quando arrivavano tornavano indietro, e nessuno ci ha mai chiesto perché».

IL PRIMARIO

Il primario Massimo Crapis, che gestisce la Pneumologia Covid dall'inizio dell'emergenza sanitaria, ammette alcune difficoltà del reparto. «Si tratta di un'ala dell'ospedale particolarmente vecchia - spiega - e purtroppo non sono molte le stanze che possiedono un bagno privato. La maggior parte dei servizi igienici si trova in aree comuni e trattandosi di un reparto per pazienti infettivi, nella maggior parte dei casi sarebbe complicato trasportare in bagno tutti i degenti. Per quanto riguarda l'arredamento, invece, ogni stanza è dotata dei comodini che possono trasformarsi in piccoli tavoli per mangiare. Vengono tolti solamente in presenza di pazienti particolarmente problematici. È un'operazione che si mette in moto solamente per ragioni legate alla sicurezza. In Pneumologia, nonostante l'età del reparto, gli spazi sono salvaguardati per non affollare le stanze».

 

Ultimo aggiornamento: 12:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci