«Non riesco più ad andare avanti»: chiude lo storico negozio Arlecchino

Domenica 21 Marzo 2021 di Susanna Salvador
Chiude lo storico negozio di bomboniere l'Arlecchino

PORDENONE - «Credo che non avrei chiuso se non fosse stato per . il Covid e i cantieri; mi sarebbe bastato pareggiare con i conti. Ma non posso pagare le spese fisse se non lavoro: non ci sono battesimi, matrimoni, eventi. E sono stata costretta a tirare giù per sempre la saracinesca». Non perde il suo sorriso Mariagrazia Cancellara, 63 anni (nella foto, quaranta dei quali trascorsi tra le pareti dell’Arlecchino, il negozio di articoli da regalo e bomboniere, in via Beato Odorico 17, sul quale, all’epoca 22enne iscritta alla facoltà di Giurisprudenza, decise di investire progetti e denaro. «Era l’ottobre del 1980 e il benessere si respirava ovunque - racconta la commerciante -. Ero alla ricerca di un negozio, ma era un’impresa trovarne uno libero. Nemmeno in viale Trento o in viale Marconi dove adesso quasi te li tirano dietro... Ho dato la buona uscita e la buona entrata, poi ho dovuto ottenere la licenza e non era facile». Mariagrazia ha scelto l’ogettistica e le bomboniere perchè le è sempre piaciuto confenzionare, creare con le mani. «Ora è tutto bloccato con il Covid. L’unico sostegno che ho avuto è stato un aiuto lo scorso anno, fino a giugno. Poi nulla». 
Ottobre 1980: dove ora c’è il palazzo delle Generali c’era la Standa, «e alla mattina un brulicare di ragazzi perchè gli autobus delle scuole si fermavano tutti davanti Toffoli, in piazza XX Settembre. Al posto del palazzo della Grace c’era la carrozzeria Zin, il lavasecco Damiani. C’era ed è ancora qui la pasticceria San Giorgo». Era una città ricca, Pordenone, tanto che Mariagrazia scendeva alle 7.30 per aprire il negozio ai giovani clienti che acquistavano i gadget dell’epoca per compleannim eventi, feste, ricorrenze. «Anche le bombonere si vendevano, eccome. Tutti lavoravano e non avevano tempo di farsele; magari facevano qualche ora di straordinario nelle aziende del mobile o alla Zanussi e così pagavano ristorante, bomboniere e fiori. C’era benessere, futuro e creatività per tutti». 
IL PASSATO

Una Pordenone che, purtroppo, sta scomparendo con i suoi personaggi.

Mariagrazia ricorda Tajariol, il “paron” della ferramenta di corso Garibaldi, il “vecchio” Pippo della frutta e verdura. Ricorda anche l’allora sindaco Cardin che era una presenza fissa nella zona del San Giorgio. «Adesso Pordenone sembra un’altra - sottolinea con un velo di tristezza -, svuotata. Ognuno guarda il suo pezzetto di orto e non ci sono più progetti che guardano al futuro. Ma avrei resistito perchè mi piaceva quello che facevo. Il Covid e le chiusure per lavori mi hanno dato il colpo di grazia». Una città con poche luci, ma Mariagrazia guarda avanti e ha dato vita a un’associazione che mira allo sviluppo di un progetto di cohousing per anziani.Ma questa è un’altra storia.

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