Morto in Bolivia padre Bergamasco, guida della parrocchia e dell'oratorio del Don Bosco

Domenica 5 Marzo 2023 di Pier Paolo Simonato
Morto in Bolivia padre Bergamasco, guida della parrocchia e dell'oratorio del Don Bosco

PORDENONE - Ormai, complici gli acciacchi e l'età, riusciva a tornare soltanto ogni due anni, ma il rapporto con il "cordone ombelicale" pordenonese era rimasto ben saldo.

Non solo: diverse parrocchie e altrettanti gruppi di volontariato, soprattutto a Roveredo in Piano e a Fontanafredda, raccoglievano periodicamente risorse da destinare alla sua generosa attività tra i poveri.


CONGEDO
Ora il suo cuore generoso si è fermato all'improvviso. Padre Arturo Bergamasco, salesiano, è morto a San Carlos, in Bolivia, dove aveva fondato - e tuttora dirigeva - una comunità. Nativo di Medeuzza di San Giovanni al Natisone, aveva 88 anni. Lascia tanti amici e ottimi ricordi al Don Bosco di Pordenone, anche se inevitabilmente la generazione di frati che oggi gestisce la realtà di viale Grigoletti ha avuto modo di conoscerlo soprattutto "da lontano", grazie ai collegamenti telematici e alle mail. Era arrivato in città per la prima volta nel lontano 1969, subito dopo l'ordinazione sacerdotale. Per due lustri aveva diretto l'oratorio e per 9 anni (dal 1978 all'88) la parrocchia che fa capo ai frati. Curioso della vita, sempre dalla parte degli ultimi, prima di consacrarsi all'abito religioso aveva svolto diversi lavori, compreso quello di operaio in fabbrica con i turni di notte. Dotato fin da ragazzo di una fede profonda, abbinata a una forte coscienza sociale, a 35 anni era maturata la svolta definitiva: Arturo era diventato così don Bergamasco.


SCELTE
Al Don Bosco si era subito distinto sul piano operativo, dando impulso alle attività dirette ai giovani: sport, scoutismo, cineforum, campi scuola. Nel contempo aveva coinvolto le famiglie nel progetto educativo, allargando la base dei volontari e degli animatori. Fui proprio lui a dare vita, tra l'altro, alla Corale giovanile e alle Olimpiadi degli oratori. «Insieme, con un'alleanza virtuosa - ripeteva -, possiamo fare grandi cose gli uni per gli altri. "Bonum est diffusivum sui", scriveva San Tommaso d'Aquino, ovvero il bene irradia se stesso. Crediamoci sino in fondo». Ma Pordenone non gli "bastava", preferiva la "prima linea". Voleva impegnarsi nelle missioni, in Africa o in Sudamerica. Inevitabile la scelta, nel 1988, di partire per la Bolivia, fondando la comunità di San Carlos, a un centinaio di chilometri da Santa Cruz de la Sierra. Proprio lì sviluppò il polo radio-televisivo di Yapacani, voce libera dalla parte dei più deboli, distrutto da un attentato incendiario. Naturalmente lui non si fece intimidire dal fuoco e dalle minacce, continuando la "battaglia di fede" per migliorare le condizioni dei campesinos. È rimasto un "uomo dritto" sino alla fine, nonostante la salute malferma, scegliendo di restare tra i "suoi poveri" e di non rientrare in Friuli per curarsi. Al Don Bosco padre Arturo sarà ricordato con un rito religioso, ma la "memoria" non finirà con la sua morte.


CEI
A proposito: la Conferenza episcopale ha fatto girare un lungo documentario a Chipene, in Mozambico, che sarà diffuso da fine marzo a livello nazionale sugli stessi canali della Cei. Documenta l'incursione dei terroristi dell'Isis contro la missione diocesana di don Lorenzo Barro e don Loris Vignandel, che lo scorso settembre costò la vita a una suora di Vittorio Veneto.

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