Addio a don Liut, il prete del Vajont. Ha visto la tragedia e la ricostruzione

Arrivò a Erto pochi mesi prima dell'onda del 1963. Avrebbe compiuto 90 anni. Il vescovo: "Favorì la rinascita"

Giovedì 30 Marzo 2023 di Lorenzo Padovan
Don Gastone Liut

PORDENONE - È morto, alla soglia dei 90 anni - li avrebbe compiuti il prossimo 9 giugno -, don Gastone Liut, per tutti semplicemente “il parroco del Vajont”: poche settimane prima del disastro del 9 ottobre 1963, tra i suoi primi incarichi, gli venne affidata la comunità di Erto, che all’epoca contava su centinaia di fedeli.

Sopravvissuto alla terribile notte dell’onda gigantesca sopra la diga, provocata dal distacco della frana dal monte Toc (in cui morirono più di 2 mila persone), don Gastone seguì gli sfollati a Claut nei primi anni di esilio forzato e partecipò, in seguito, alla nascita del paese di Vajont, in pianura, nel 1971, dove è rimasto parroco ininterrottamente fino alla morte, seppure da qualche tempo fosse ospite della Casa del clero di San Vito al Tagliamento, dove si è spento ieri mattina: da circa un mese le sue condizioni erano progressivamente peggiorate e da settimane la sua comunità di fedeli si riuniva in preghiera. 


IL RITRATTO
«Lo ricordiamo nel suo prezioso ministero per le comunità di Visinale, Erto, Claut e, soprattutto, Vajont dove ha accompagnato alla rinascita il paese sconvolto dalla tragedia», il messaggio del vescovo della Diocesi di Concordia-Pordenone, Giuseppe Pellegrini. Al processo del Vajont, che si svolse a L’Aquila, era tra i testimoni chiave: «Circa la situazione di pericolo preesistente al disastro, posso dichiarare che nel comune di Erto Casso vi era uno stato d’allarme dovuto a fenomeni sismici, ripetutamente avvertiti, e segnalati tempestivamente all’autorità. L’autorità, a mio avviso, avrebbe dovuto intervenire; non lo ha fatto mai direttamente, o lo ha fatto per interposte persone, e quindi nelle misure prese c’è stata molta imprudenza», le parole, pesanti come macigni, che riferì in aula. «Mi ero appena steso a letto - ha raccontato, molti anni dopo, in un documentario tv -: in pochi istanti, tutto è scomparso sotto l’acqua, ma mi sono salvato perché la mia abitazione era in una posizione più elevata rispetto a dove tutto è stato spazzato via. C’era una desolazione che nessuna parola può descrivere. La mattina dopo sono andato sulla riva del lago, dove galleggiavano le vittime».


I PRIMI PASSI
Originario di Chions, aveva frequentato il seminario insieme a monsignor Angelo Santarossa, anche lui coetaneo e anche lui scomparso poche settimane fa e anch’egli figura iconica della Valcellina, dove aveva sempre lasciato il proprio cuore, anche quando faceva il cappellano militare. Don Gastone viene ricordato dai suoi parrocchiani come «un prete infaticabile e sempre vicino alla gente, non si è mai tirato indietro di fronte alle sfide di far crescere una comunità trasportata in pianura e inserita da un giorno all’altro in un contesto diverso da quello di origine: fu un riferimento nei mesi del dramma, ma anche nei decenni successivi lontani dalla nostra terra». Il suo impegno per la pastorale - hanno riferito dalla Parrocchia - ha superato anche i confini nazionali grazie all’amicizia con padre Jouan Bautista Cappellaro, uno dei fondatori del Movimento per un mondo migliore. Combatté a lungo contro la piaga dell’alcolismo e delle dipendenze, creando uno dei primi centri di ascolto del Friuli. Innumerevoli le attestazioni di stima e di cordoglio che in queste ore stanno giungendo a suor Leonia e suor Cecilia, le storiche collaboratrici che fin dalla fine degli anni Sessanta lo hanno accompagnato alla guida di Vajont e fino all’ultimo gli sono rimaste accanto.


IL CORDOGLIO
Messaggi di vera partecipazione al dolore che giungono non solo dal paese valcellinese, ma anche dai tanti migranti che si sono spostati nel mondo conservando il ricordo di don Gastone e del suo impegno per il Vajont prima e dopo quella tragica notte che ha cambiato la storia della valle e di cui, quest’anno, sarà celebrato il 60esimo anniversario, con l’auspicata presenza del presidente Mattarella e delle massime istituzioni europee. Ieri a dedicargli un ricordo è stato anche il presidente della Regione Massimiliano Fedriga: «Un coraggioso uomo di fede che si è sempre speso in prima persona per i diritti delle genti del Vajont». I funerali sabato alle 10 a Vajont. Il feretro sarà esposto da venerdì mattina in obitorio in ospedale a Maniago.

Ultimo aggiornamento: 07:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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