Addio all'avvocato Nicolò Sartor, oltre 50 anni con la toga

Giovedì 28 Novembre 2019
Addio all'avvocato Nicolò Sartor, oltre 50 anni con la toga

PORDENONE Battagliero, determinato e senza alcun timore reverenziale nei confronti dei magistrati. Con Nicolò Sartor, 83 anni, scompare un avvocato d'altri tempi. È mancato l'altro ieri in ospedale a Pordenone e la famiglia si appresta a dargli l'ultimo saluto sabato, alle 15, nella chiesa arcipretale di Zoppola, il paese d'origine a cui è rimasto legato fino all'ultimo e dove negli anni 60 erano stato consigliere comunale. «Il legame con Zoppola - spiega il figlio Diego, anche lui avvocato - era molto forte, ogni momento libero lo dedicava agli amici del paese».
Figlio di un commerciante di tessuti, si era laureato all'Università di Padova nel 1961 e, dopo la pratica forense nello studio dell'avvocato Gustavo Montini, si era iscritto nel 1966 all'Ordine di Pordenone. Un'iscrizione in coppia, perchè  con lui aveva giurato anche la moglie Rosa Salerno, la prima donna avvocato di Pordenone. Erano anche la prima coppia di legali del Foro, con i numeri di iscrizione 76 e 77, una cosa rarissima in un periodo in cui la toga la indossavano soltanto i maschi. Nel 2016, quando gli fu consegnato il riconoscimento della Toga d'oro per i 50 anni di professione, le sue parole emozionarono tutti: «Ricorderò questo momento per tutto il restante tempo della vita - disse - Ma accanto a me avrebbe dovuto esserci anche Rosa...». Un atto d'amore e di stima per la donna con cui aveva diviso famiglia e professione.
La moglie era mancata nel 2000. Si erano conosciuti sui banchi della scuola media di Zoppola, dove entrambi, appena laureati in Giurisprudenza, insegnavano. Per 15 anni Sartor continuò a insegnare diritto ai ragionieri del Mattiussi e a occuparsi di diritto civile e penale. Negli anni 70 è stato anche il legale di riferimento della Cisl, difendendo i diritti di tanti lavoratori. Si è cancellato dall'Ordine lo scorso anno. Ormai la salute gli impediva di agguantare il deambulatore e raggiungere le aule di giustizia. «Era un uomo buono d'animo - ricorda il figlio Diego - sempre disponibile ad ascoltare e ad aiutare sia nella professione sia nella vita privata». Ha cresciuto insieme alla moglie Rosa quattro figli: Saverio, ingegnere che insegna al Kennedy, Diego, Giovanna e Angela.
«Era una persona all'apparenza burbera - lo ricorda il collega Giancarlo Zannier, con il quale aveva festeggiato la Toga d'oro - in realtà era sincero, buono, un avvocato preciso e corretto. Una figura a cui i giovani avvocati dovrebbero ispirarsi». Anche il presidente dell'Ordine, Alberto Rumiel, lo ricorda con affetto: «Di lui mi colpiva la tenacia con cui esercitava il ruolo difensivo». Era anche uno sportivo che seguiva con passione l'Udinese.
C.A.
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