Il no della montagna alla fusione tra comuni, l'urlo di Erto e Casso: «Con gli sprechi delle città si possono aiutare i paesi»

La provocazione: "Perché non si uniscono Pordenone e Cordenons? Sarebbe meglio"

Mercoledì 22 Febbraio 2023 di Marco Agrusti
Il no della montagna alla fusione tra comuni, l'urlo di Erto e Casso: «Con gli sprechi delle città si possono aiutare i paesi»

Continua a far rumore lo studio pubblicato dalla Fondazione Think Tank Nordest e riferito alla “sorte” dei piccoli comuni, che per salvarsi - secondo gli studiosi - dovrebbero immediatamente fondersi. E in una dinamica sempre più simile a quella del classico Davide contro Golia, questa volta è la montagna ad alzare la voce. Non contro uno studio o i suoi autori, ma contro la città. O le città, se si preferisce. 
E la voce arriva da una terra che quando si esprime non prende prigionieri, dura e schietta com’è. «Macché fusioni, è con gli sprechi delle città che si potrebbe pagare la montagna».

Firmato Antonio Carrara, sindaco di Erto e Casso.


L’ATTACCO
Siamo nella terra di Mauro Corona, in un comune che fuso aprioristicamente lo è praticamente già. Erto e Casso, infatti, parlano addirittura due dialetti differenti. Eppure sono assieme. A forza. Il parere però è di chi non ci sta a diventare solo oggetto degli studi oppure “cavia” di esperimenti catastali o normativi. «Siamo persone, ognuno con la sua storia», ripete il primo cittadino di Erto e Casso. «Ed è con gli sprechi che ci sono nelle città che si potrebbe dare una mano alla montagna. Non con le fusioni. Attenzione, non sto dicendo che Pordenone o Udine sperperano i soldi, ma che potrebbero generare risparmi in grado di aiutare anche il resto del territorio». Le due cose, insomma, si assomigliano abbastanza. Anche se suonano in modo diverso.

 
I DETTAGLI
A cosa si riferisce il sindaco di Erto e Casso? Gli esempi non mancano, la voglia di elencarli nemmeno. Uno, in particolare, è ficcante: «Prendiamo le partecipate - va dritto al punto Antonio Carrara -: solo il presidente di una di queste società che funzionano nelle città percepisce una somma pari alla somma di tutte le indennità che spettano ai consiglieri comunali dei nostri piccoli comuni di montagna. Pensate ai risparmi che potrebbero maturare riducendo gli sprechi dei grandi centri». 
L’arringa però non si ferma all’attacco, ma svela un lato più propositivo che in qualche modo ribalta lo studio stesso redatto dalla Fondazione Think Tank Nordest. «La mia non è una provocazione - premette sempre il primo cittadino di Erto e Casso, Antonio Carrara - ma una proposta: perché invece di parlare di fusioni dei comuni di montagna non si uniscono davvero Pordenone e Cordenons?». 
Ma il discorso potrebbe valere - ad esempio - anche per Udine e Tavagnacco. «Si verrebbero a creare della aree vaste e molto popolose che in quel caso sì che genererebbero risparmi importanti. D’altronde - prosegue Carrara - tra Pordenone e Cordenons non c’è assolutamente discontinuità abitativa: non sai dove finisce il primo comune e dove inizia realmente il secondo». 


IL PUNTO
«Tre poveri assieme non fanno un ricco». È questa la locuzione usata dal primo cittadino di Erto e Casso per motivare il “no” alle fusioni dei piccoli comuni. 
«E sono disposto a scommettere che non accadrà nemmeno tra cento anni. Tutti noi abbiamo una storia da custodire. Alle unioni sono contrario - specifica - semplicemente perché non risolvono davvero i problemi. Probabilmente si avrebbero meno consiglieri comunali e meno assessori, dal momento che si arriverebbe a un ente unico per un’area prima servita da più Municipi, ma il risparmio a mio parere si fermerebbe lì, non ci sarebbe dell’altro. 
Facciamo un ultimo esempio - conclude il sindaco di Erto e Casso -: fondiamo i consigli comunali in un unico ente, ma i chilometri della rete stradale non è che diminuiscono. Rimangono comunque sempre gli stessi. Da gestire e da pagare». 

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 10:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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