Montagna da salvare, la Carnia "divora" i contributi e lascia le briciole al Pordenonese

Lunedì 20 Luglio 2020 di Marco Agrusti
Il lago di Barcis, nelle Prealpi pordenonesi
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PORDENONE - Le domande, esaminate anche durante la quarantena seppur con gli uffici della Regione a ranghi ridotti, hanno toccato quota 160. Il massimo che ci si poteva attendere. E questa è una buona notizia. Il bando finalizzato a “trattenere” i giovani in montagna si è dimostrato essere una buona idea. Delle 160 richieste, però, solo qualche decina (poca cosa) fa riferimento alla provincia di Pordenone. La maggior parte dei fondi andrà all’area montana carnica, che così fagociterà la quasi totalità delle risorse messe in campo dalla Regione. I dati li ha rivelati l’assessore alle Politiche agricole Stefano Zannier. Ne esce un quadro in cui la provincia di Pordenone risulta penalizzata, ma stavolta non a causa delle scelte imposte dall’alto - in questo caso apprezzate in forma bipartisan -, bensì per una risposta dal basso che si immaginava più pronta. 
IL PUNTO
La Regione, quando ha pubblicato il bando, aveva impegnato 800mila euro. In poco tempo si è arrivati a rimpinguare il fondo sino a toccare i 3,8 milioni. Una cifra completamente “bruciata” dalle tante richieste arrivate dai giovani che vogliono investire in montagna. Ecco cosa prevede il “concorso”. Gli imprenditori al di sotto dei 41 anni che vogliono avviare un’impresa agricola o forestale oppure rilevarne una nei comuni montani possono farlo praticamente gratis. La Regione pagherà dall’80 al 100 per cento dell’investimento. A condizione che i giovani imprenditori interessati risiedano almeno per cinque anni nei comuni oggetto del provvedimento, altrimenti i soldi dovranno essere restituiti. I contributi si riferiscono ai paesi economicamente svantaggiati di categoria B e C: sono in tutto 83, dal confine sloveno a quello veneto. Il finanziamento pubblico sarà a fondo perduto: si arriverà ad esempio a 20mila euro per le imprese produttive (quindi attività dedicate alla produzione e vendita di prodotti ortofrutticoli) e fino a 200mila per le imprese che si dedicano alla trasformazione dei prodotti stessi. Tra le spese che potranno rientrare nell’ambito della nuova normativa c’è un po’ di tutto: dall’acquisto di terreni o macchinari, alle spese tecniche e di gestione. Il contributo coprirà anche l’acquisto dei terreni da parenti non in linea diretta. Partendo da queste basi, si possono analizzare i risultati e trarre le prime conclusioni: in Carnia c’è molta più forza micro-imprenditoriale giovanile disposta a investire nel futuro delle valli, mentre nel Pordenonese si conferma la tendenza all’accantonamento delle origini a favore della “discesa” in pianura. «È vero - ha spiegato l’assessore Stefano Zannier -, la maggior parte delle domande è arrivata dalla Carnia, mentre dall’area del Pordenonese ne abbiamo registrate solo alcune decine». Le valli del Friuli Occidentale sono da tempo più “povere” rispetto alla montagna udinese, ma ci si immaginava un’adesione più alta a un bando che poteva favorire il principio di una rinascita in quota. 
INVESTIMENTI E OBIETTIVI
«Moltissime domande di contributo - ha spiegato Zannier -, riguardano l’avviamento di imprese di natura forestale, come ad esempio quelle dedicate all’estrazione del legname.

Un buon numero di richieste riguarda anche le attività di trasformazione del legname stesso, mentre si registrano poche imprese primarie pure». Ora l’obiettivo - non semplice - è quello di inserire altri fondi da dedicare al bando nella prossima Finanziaria regionale. «Per quanto riguarda il mio assessorato - ha assicurato Zannier - sarà quella la prima priorità». Ma bisognerà fare i conti con un bilancio indebolito dall’emergenza sanitaria. 

Ultimo aggiornamento: 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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