La Presotto Mobili ha dichiarato l'autofallimento: corsa contro il tempo per salvare i posti di lavoro

Mercoledì 10 Novembre 2021 di Cristina Antonutti
La Presotto Mobili ha dichiarato l'autofallimento

PORDENONE - La storica Presotto Industrie Mobili Spa di Maron di Brugnera non è riuscita a rispettare i termini del concordato preventivo a cui era stata ammessa nel 2018. Mercoledì scorso la società ha portato i libri in Tribunale, l’indomani è stato dichiarato l’autofallimento. Il curatore fallimentare Alberto Poggioli, che seguito sin dalle prime fasi la procedura concorsuale, gestirà anche questa fase delicata e fondamentale per salvare l’azienda e dare speranze ai suoi 107 dipendenti. Conta infatti, prima dell’adunanza dei creditori fissata per l’8 marzo, di vendere la Presotto a un importante mobiliere veneto che si è già impegnato ad rilevarla all’asta e a mantenere una novantina di posti di lavoro.

I PROSSIMI PASSI
Il socio di maggioranza - la Ibla Capital, un fondo che aveva acquisito il 90% delle quote - a settembre aveva messo in vendita le partecipazioni sociali.

Si era fatto avanti un imprenditore del settore, ma l’operazione non è riuscita: era disposto a rilevare l’azienda, ma non i suoi debiti. L’autofallimento è stata la soluzione per salvare oltre 70 anni di storia tra tradizione è innovazione. I tempi sono stretti. Il curatore fallimentare sta pensando a un “affitto ponte” che permetta di mantenere l’azienda in attività finchè non sarà indetta l’asta. I tempi? Circa tre mesi. «Nel frattempo - spiega Poggioli - ha concordato con il sindacato la richiesta di cassintegrazione speciale per i 107 dipendenti che al momento sono a casa senza alcuna copertura». Se l’operazione verrà perfezionata, una buona parte tornerà presto al lavoro.

LA CRISI
L’avvocato Enrico Bevilacqua, il consulente legale che ha seguito il percorso della società negli ultimi tre anni, è positivo. «L’offerta da parte di un importante investitore c’è - afferma - e c’è una forte volontà di proseguire e rilanciare l’attività». Il Covid sembra aver influito pesantemente sul destino della società. Il lockdown, con chiusura dell’azienda e dei negozi, ha comportato uno slittamento dei tempi. Il fatturato non è aumentato, ma calato, e la società si è trovata in difficoltà finanziarie. Da mesi in Tribunale rilevava una situazione di perdite. Ci sono passività maturate durante il concordato preventivo e le più rilevamenti riguardano il versamento dell’Iva e contributi all’Inps.

IL CONCORDATO
La procedura prevedeva il rafforzamento del brand, l’allargamento della distribuzione, soprattutto in chiave export, e investimenti ulteriori nell’innovazione del prodotto. Prevedeva il pagamento dei creditori entro cinque anni (30 milioni di passivo per circa 700 creditori) e si basava sulla vendita del capannone per 4,4 milioni di euro. La promessa d’acquisto da parte di Ibla Capital era stata rispettata, ma non secondo quanto previsto, perché se lo aggiudicò all’asta con un ribasso che aveva fatto scendere l’importo a 2,3 milioni, somma utilizzata per pagare le ipoteche. I lavoratori sono ancora in attesa di poter incassare i vecchi stipendi, liquidati nella misura del 30 per cento. L’unico parere contrario al concordato era stato quello dell’Erario e degli enti pubblici (l’Agenzia delle Entrate aveva un credito di 1,8 milioni, il Comune di Brugnera doveva incassare 419mila euro di Imu sui capannoni, c’erano poi Inail e Inps).
 

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