Miganti dalla rotta balcanica, i sindaci: non li vogliamo sono a rischio

Martedì 4 Agosto 2020 di Davide Lisetto
I sindai non voglio nuovi profughi
PORDENONE Un primo campanello d’allarme era suonato la scorsa settimana quando le prefetture di Trieste e Udine avevano dovuto chiedere una “redistribuzione” sull’intero territorio regionale di immigrati irregolari rintracciati non lontano dal confine. Una dozzina di immigrati erano stati trasferiti nella Destra Tagliamento. La Prefettura di Pordenone aveva subito posto paletti rigorosi: tamponi per rilevare l’eventuale presenza del Covid 19 e in ogni caso isolamento di 14 giorni in strutture protette. Misure che potrebbero anche subire una ulteriore stretta in vista di possibili nuove richieste: che a ieri in Prefettura non erano arrivate. Anche se nei territori delle province di Trieste e di Udine più a ridosso del confine orientale (San Dorligo della Valle, Palmanova, San Pietro al Natisone, Lovaria) sono stati rintracciati dalla forze dell’ordine quasi cento immigrati irregolari. E la sensazione è che gli arrivi dalla cosiddetta rotta balcanica (in particolare da Pakistan, Afghanistan, Bangladesh) non accennino a ridursi. 
POSSIBILI RICHIESTE
Non è perciò escluso che, al fine di ridurre il carico delle strutture di accoglienza sovraffollate, possa essere richiesto un nuovo impegno anche a Pordenone. Nel caso - come ha precisato la Prefettura - la gestione sarà gestita con le ferree regole sanitarie nell’ambito del sistema dell’accoglienza diffusa e dunque anche con il possibile coinvolgimento dei sindaci. Esattamente come era avvenuto circa tre anni fa a fronte dell’allora emergenza profughi, ma stavolta con l’”aggravante” sanitario. Una delle ipotesi che era circolata ieri contemplava la possibilità di ospitare i nuovi immigrati rintracciati nell’ex seminario arcivescovile di Castellerio, vicino a Pagnacco in provincia di Udine. Ma se i flussi proseguiranno con numeri alti è chiaro che sarà necessario cercare soluzioni alternative. Inoltre, sempre ieri ai continui rintracci di immigrati irregolari che vengono abbandonati da passeur senza scrupoli che utilizzano furgoni e camper e che “scaricano” gli stranieri dopo lunghissimi tragitti ieri si è anche sommata la rivolta dei migranti che si trovano nell’ex caserma Cavarzerani di Udine per trascorrere la quarantena. Una mattinata ad altissima tensione in cui gli ospiti della struttura hanno appiccato incendi a materassi rendendo necessario l’intervento di forze dell’ordine per sedare la rivolta e dei vigili del fuoco. Una situazione esplosiva che potrebbe richiedere anche lo “smistamento” dei circa 500 stranieri ora ospitati nell’ex caserma. Per questo le Prefetture sono state allertate e non è esclusa nei prossimi giorni la convocazione anche dei sindaci del territorio.
IL SINDACO
«Se i flussi degli ingressi irregolari dalla cosiddetta rotta balcanica proseguiranno - è convinto il sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani - sarà inevitabile che ci sia una presa in carico di tutti i territori, come era avvenuto nell’emergenza profughi di tre anni fa. Ma deve essere chiaro che non dovranno essere solo i capoluoghi a rispondere all’emergenza. A preoccupare però non è tanto questo aspetto, quanto quello legato ai rischi sanitari. Usciamo da un lockdown dove tutti noi - aggiunge Ciriani - abbiamo fatto sacrifici enormi per fermare il virus. Ora, paradossalmente, c’è chi entra dai confini quasi in piena libertà e gira per la regione. È urgentissimo che il governo provveda a blindare i confini: non si entra se non si è controllati e se non si conoscono le condizioni di salute. Tanto più che la rotta dell’Est attraversa Paesi in cui in questo momento ci sono picchi altissimi del virus. E quindi i rischi vanno prima che esploda una nuova emergenza sanitaria».
Ultimo aggiornamento: 10:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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