Fallimento Onda: assolto Michelangelo Agrusti, presidente di Unindustria

Martedì 25 Febbraio 2020 di Cristina Antonutti
Da sinistra: l'avvocato Bruno Malattia e Michelangelo Agrusti
PORDENONE Nè bancarotta, nè falso in bilancio. Ieri il presidente degli industriali Michelangelo Agrusti è stato assolto perchè il fatto non sussiste. Con la stessa formula il gup Rodolfo Piccin ha assolto anche l’allora amministratore delegato della Onda Communication Spa, Giuseppe D’Anna (avvocato Elisa Carnieletto) e il socio amministratore Giorgio Costacurta (avvocato Pierluigi Tornago). È quasi mezzogiorno, quando dall’aula delle udienze preliminari esce Agrusti visibilmente emozionato. Accanto a lui c’è l’avvocato Bruno Malattia, il volto soddisfatto. Il pm Monica Carraturo aveva concluso chiedendo tre condanne a 1 anno e 4 mesi di reclusione, ma nella battaglia di perizie e consulenze che hanno caratterizzato indagini e lo stesso processo, celebrato con rito abbreviato, il giudice non ha riconosciuto la bancarotta fraudolenta, semplice e il falso in bilancio.
LE IPOTESI
La Onda Communication era fallita il 19 novembre 2013 come Telecomunicazioni industriali Spa. Dal crac avevano avuto origine due procedimenti penali per l’ipotesi di frode fiscale (chiuso nel 2018 con una raffica di assoluzioni) e bancarotta. Nella ricostruzione della Procura, nel processo per la bancarotta gli imputati avrebbero aggravato il dissesto di Onda astenendosi dal chiedere il fallimento. Già dal 31 agosto 2009 la società si sarebbe trovata in stato di insolvenza con un deficit patrimoniale di 1,5 milioni e avrebbe esposto nei bilanci ricavi inesistenti (buona parte dei quali oggetto del processo per frode fiscale chiuso con le assoluzioni). Nella ricostruzione degli inquirenti, per far sopravvivere la società sarebbe stato commesso un falso in bilancio. Tutto ruota attorno al lodo Ericson, per il quale sarebbero state indicate false poste contabili relative a imposte anticipate pari a 1,5 milioni e l’emissione di fatture, relative soprattutto a merce consegnata a Telecom, Wind e Zte Corporation, che avrebbero fatto registrare ricavi inesistenti pari a 7,1 milioni. 
LA DIFESA
È stato un processo complesso. Il rito abbreviato era condizionato all’esame dei consulenti della difesa e di un imputato. Sono stati esaminati due anni di attività della Onda e tre bilanci. «In realtà - spiega l’avvocato Malattia - questo processo è nato da un equivoco. La curatela non aveva esaminato tutta la documentazione copiosissima della Onda. In discussione c’erano operazioni per le quali sarebbe stato necessario eseguire un’indagine puntuale sui documenti della società». La Procura (l’inchiesta iniziale era del pm Annit Sorti) si era affidata a più consulenti. «Gli ultimi consulenti - afferma Malattia - hanno in gran parte smentito le conclusioni del curatore. Non c’è stato un aggravio del dissesto e le poste in bilancio non erano false, ma assolutamente corrente, come hanno dimostrato il nostro perito Andrea Martin. C’è poi il bilancio 2010, dove l’accusa ha parlato addirittura di un falso adombrando la truffa nei confronti di Friulia. In realtà Friulia e Engeneering, conoscevano benissimo la situazione. Onda al 31 dicembre 2010 aveva un capitale netto positivo di 4,7 milioni grazie all’apporto di 2,8 milioni di denaro fresco». La difesa si è battuta per dimostrare che non c’è mai stata un’insolvenza perchè Onda ha onorato le sue obbligazioni». Malattia rimarca come i commercialisti Andrea Martin e Caterina Carrer abbiano esaminato una decina di scatoloni zeppi di documentazione contabile.
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