A Pordenone la messa della guarigione fa il pieno: lacrime e invocazioni per la "grazia"

Venerdì 10 Marzo 2023 di Denis De Mauro
La messa della guarigione fa il pieno: lacrime e invocazioni per la "grazia"

PORDENONE - È straordinario di questi tempi vedere una chiesa piena di gente anche se non è Natale, anzi, nemmeno domenica. Succede ogni secondo mercoledì del mese in uno dei templi più cari ai pordenonesi: il santuario della Madonna delle Grazie. L'occasione è quella voluta dal vescovo Giuseppe Pellegrini che ha istituito le messe di misericordia, consolazione e guarigione.

Una decina di minuti prima del suo inizio, previsto per le 20.30, mercoledì la bella chiesa era già piena, disponibile giusto qualche posto qua e là ai lati della navata centrale. Perfino i fedeli sono un po' diversi da quelli della domenica: insieme e mescolati agli anziani, custodi delle nostre tradizioni religiose, si vedono dei giovani, qualche famiglia, una ragazza che sfoggia lunghi capelli blu, persone di tutti i ceti, come raccontano i buoni cappotti e i giubbotti da grande magazzino. Sono equamente suddivisi tra uomini e donne, in molti si vedono piccole o grandi offese della vita, in altri si leggono quei tormenti che si disegnano sui volti e li invecchiano rattristandoli. Ma c'è davvero tanta gente. In tempi così secolarizzati, è già questo un piccolo miracolo in fondo.


LA FUNZIONE
Il rito, un po' più lungo ed articolato della messa cui siamo abituati, diventa più intimo man mano che procede accompagnato dal coro e dalla musica perfettamente restituiti ai fedeli dall'avvolgente acustica di cui gode la chiesa. Fuori è buio, dentro le luci e le mille sfumature di rosso, arancione e marrone che compongono il Santuario regalano un atmosfera che riconcilia con la calma più interiore, che per un attimo aiuta a dimenticare perché sei lì davvero. Con il procedere del rito emerge la motivazione di ognuno perché diciamolo, molto spesso ci ricordiamo della nostra fede quando ne abbiamo bisogno. Molti sono lì per chiedere, nella speranza di essere esauditi. Alcuni sono mossi dal dolore, in altri la fede è la speranza rimasta a contrastare la disperazione. Una mamma prega in ginocchio tenendo la mano su un'immagine raccontata dallo schermo dello smartphone, forse un figlio, o un'altra persona cara da salvare. Un giovane sui trent'anni segue l'intero rito con lo sguardo fisso, spesso in piedi anche quando gli altri si siedono. La sua faccia riflette un desiderio di penitenza, piccole smorfie sembrano rabbia che sfugge al controllo di chi la prova. Ci sono inediti momenti di silenzioso raccoglimento: molti di coloro che non hanno una panca davanti si inginocchiano comunque sul pavimento. Tra loro una signora anziana e vien da chiedersi come faccia a genuflettersi come altri ben più giovani non riescono affatto.


COMMOZIONE
Il rito avvolge tutti, la realtà bussa quando l'invito è a scambiarsi un segno di pace: qualcuno ancora non ce la fa e porge il gomito, qualcuno tentenna e poi allunga la mano. Subito dopo le narici catturano il classico odore di disinfettante a cui ci siamo abituati negli ultimi tre anni. Del resto c'è anche chi indossa la mascherina. Passa tra i banchi dei fedeli la croce dorata più bella, accompagnata dai tre celebranti: un signore non smette di segnarsi, quasi che la quantità possa garantire il risultato agognato. Una donna di mezza età piange, con dignità, a testa alta, poche lacrime a rigarle il viso. Poco distante, una giovane dai lunghi capelli biondi canta inginocchiata al suo posto insieme al coro: guarda la croce dorata e piange d'emozione e sorride di gioia. Parlando di queste messe particolari, qualche mese fa don Piero Cesco, presente anche in questa occasione, disse «Stanno dando frutti, sia in termini spirituali che di serenità interiore: ciascuno può ritrovare se stesso, ristabilendo le giuste relazioni con Dio e con gli altri».

Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 11:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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