Matrimonio, non è mai troppo tardi per cancellarlo: anche dopo 30 anni richieste di nullità alla Sacra Rota

Venerdì 10 Febbraio 2023
Il giorno del sì

PORDENONE - Hanno tra i 40 e 60 anni, sono prevalentemente donne e si rivolgono al Tribunale ecclesiastico per annullare matrimoni che durano tra i 21 e 30 anni. Il 43,7% per cento chiede di spezzare il giuramento fatto davanti a Dio per grave difetto di giudizio circa i diritti e doveri essenziali del matrimonio, ovvero non hanno un grado sufficiente di consapevolezza e libertà di fronte agli obblighi fondamentali della coppia.

Per molti, probabilmente, le nozze in chiesa era soltanto una questione scenografica e le promesse fatte non avevano alcun significato. Nelle cause introdotte l'esclusione della prole incide per il 10,3%; per il 34,6% pesa invece l'incapacità di assumere le essenziali obbligazioni. I dati sono emersi ieri, 9 febbraio, a Zelarino, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico Triveneto. Ad aprire la cerimonia è stato il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, dopodiché ip vicario giudiziale, monsignor Adolfo Zambon, ha tracciato un bilancio dell'attività 2022 alla presenza del moderatore del Tribunale, monsignor Pierantonio Pavanello, vescovo di Adria-Rovigo Moderatore del Tribunale, del vicario giudiziale don Ettore Signorile e dell'avvocato Roberto Costamagna. Per la Diocesi di Concordia-Pordenone c'era l'avvocato Alessandra Marchi.

MENO CAUSE
«Vi è stata - spiega l'avvocato Marchi - una riduzione significativa di cause introdotte rispetto agli ultimi anni: 141, contro le 161 del 2021 e le 152 del 2020. A queste si devono aggiungere i quattro libelli per processo brevior introdotti dal vescovo di Concordia-Pordenone e i due del vescovo di Padova». Monsignor Zambon ha evidenziato che le ragioni questa diminuzione sono forse riconducibili alla drastica diminuzione dei matrimoni e in generale alla scarsa partecipazione alla vita ecclesiale. Il numero delle cause terminate, però, è in aumento rispetto allo scorso anno. Sono state 241, di cui 3 a Pordenone, 5 a Udine, 6 a Trieste e 3 a Gorizia. Sono diminuite anche le cause pendenti. Per 137 cause terminate (il 56,8%) si è reso necessario l'apporto dei periti. Significa che nella maggior parte dei casi si è deciso per due capi di nullità di cui al canone 1095: il grave difetto di giudizio dei coniugi circa i diritti e doveri essenziali del matrimonio e dell'incapacità di assumerne le obbligazioni essenziali. La crisi economica ha determinato un aumento delle cause in cui è stato assegnato un patrono d'ufficio, talora anche per entrambe le parti, con l'esenzione totale o parziale dalla tassa processuale. È stato anche rimarcato che nel 31,65% delle cause le parti non si sono presentate.

LA RIFORMA
È stata anche l'occasione per parlare del futuro. Dopo la riforma del processo matrimoniale voluta da Papa Francesco, in vigore da dicembre 2015, il pontefice ha istituito nel 2021 una commissione per avviare anche la riforma dei Tribunali Ecclesiastici, che intende valorizzare la centralità del vescovo nell'ambito del processo canonico, nell'ottica di favorire la prossimità del fedele che chiede la nullità del matrimonio. Il vescovo diventa quindi giudice tra i suoi fedeli con l'introduzione del cosiddetto processo brevior nei caso cui la prova della manifesta nullità del matrimonio è evidente. Restano inalterati gli altri due tipi di processi: quello ordinario e quello documentale. Ci si è interrogati sul destino dei Tribunali interdiocesani e sulla possibilità che ogni Diocesi abbia un proprio Tribunale. Soltanto quando la Commissione pontificia, che ha concluso le audizioni nei vari Tribunali a gennaio, avrà ultimato il suo lavoro si potranno conoscere le decisione di Papa Francesco. Nel frattempo sono state prorogate tutte le nomine degli operatori del Tribunale ecclesiastico regionale Triveneto, che ieri fatto sapere che, a prescindere dalla soluzione adottata, continuerà ad operare fino alla conclusione dell'ultima causa.
 

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