Marito padrone, condanna a 9 anni cancellata in appello: «Il fatto non sussiste»

Sabato 25 Dicembre 2021
Marito padrone, condanna a 9 anni cancellata in appello: «Il fatto non sussiste»

PORDENONE - Nove anni di reclusione cancellati in Corte d'appello a Trieste. Quello vissuto da un ex guardia giurata di 56 anni, che vive in provincia di Pordenone, è stato un incubo giudiziario che da un anno e mezzo gli aveva tolto il sonno.

Condannato dal Tribunale di Pordenone per aver sottoposto per anni la moglie a maltrattamenti in famiglia e violenze sessuali, è stato assolto in secondo grado a Trieste perché il fatto non sussiste.

«È stato scagionato da tutti i reati con formula piena - spiega il suo legale, l'avvocato Maurizio Mazzarella - È stato dimostrato che la versione della moglie era inverosimile, si era inventata circostanze e situazioni familiari». I giudici di secondo grado hanno anche revocato la misura cautelare che vietava all'ex guardia giurata di avvicinarsi alla consorte.
L'uomo - che era stato anche condannato a risarcire 50mila euro alla vittima - era stato scambiato per un marito-padrone che aveva reso la vita un inferno alla moglie. Il sostituto procuratore Federico Facchin in primo grado aveva chiesto la condanna a 2 anni di reclusione ritenendo provate le angherie subite dalla vittima, ma sollevando, come spesso accade in questi casi, perplessità sulle violenze sessuali avvenute in un contesto coniugale. Un dubbio che i giudici pordenonesi avevano fugato chiamando a testimoniare, prima di chiudere l'istruttoria, l'ex moglie dell'imputato. La donna aveva confermato di aver subito comportamenti violenti, anche se essendo economicamente indipendente non era in una condizione di sottomissione.
In aula erano state ripercorse scene di un matrimonio estremamente sofferto. Nel 2017 la donna si era rivolta all'associazione Voce donna denunciando il marito. All'epoca la difesa aveva ridimensionato le accuse negando sia prevaricazioni sia violenze da parte del 56enne. Anche il figlio aveva testimoniato a favore del padre. La pena era stata pesantissima: 9 anni, uno choc per l'imputato. «Ho dimostrato - afferma il nuovo difensore, Mazzarella - che determinate contestazioni erano false e che erano state imputate al mio assistito situazioni impossibili».
All'uomo era stato contestato anche di aver installato una telecamera per spiare la moglie. Ai giudici aveva spiegato che voleva vendere l'apparecchiatura e prima di farlo aveva deciso di provarla. Era rimasta in funzione diverso tempo e ogni tanto, durante i turni di notte in qualità di vigilante, si collegava per vedere se casa era tutto a posto e non per sorvegliare la moglie.
 

Ultimo aggiornamento: 27 Dicembre, 09:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci