Batte il virus, poi muore. Il calvario della famiglia per l'ultimo saluto

Lunedì 18 Gennaio 2021 di Marco Agrusti
Batte il virus, poi muore. Il calvario della famiglia per l'ultimo saluto (Foto di Preben Gammelmark da Pixabay)
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MANIAGO (PORDENONE) - Amalia Ghersinich, origini istriane ma radici piantate a Maniago, è morta il 7 gennaio in ospedale a Spilimbergo. Avrebbe compiuto 92 anni a fine mese. Aveva battuto il Covid, contratto a inizio dicembre nella casa di riposo di Maniago. Sembrava fatta, ma dopo l'esito negativo del tampone le sue condizioni sono peggiorate, portandola alla morte dopo il ricovero.

Amalia era una paziente negativa. Ma è stato in quel momento, il peggiore per una nipote, che è iniziato il calvario di una donna che voleva solo dare l'ultimo saluto alla nonna. Anche se Amalia Ghersinich non risultava più essere una paziente Covid, in ospedale si è deciso di classificarla come tale. E solo dopo una selva di chiamate e reclami, Ilaria Pancino (nipote dell'anziana) è riuscita a strappare una decisione figlia dell'umanità e lontana dalla fredda burocrazia. 


IL RACCONTO

«Purtroppo, nonostante tutte le precauzioni, ad inizio dicembre mia nonna è risultata positiva al Covid - il racconto inizia così -. Per salvaguardare gli altri ospiti, è stata isolata e non le è stato più possibile sfrecciare con il suo carrellino per i corridoi della casa di riposo. Un po' la malattia, un po' l'età, un po' il riposo forzato, hanno fatto sì che perdesse l'appetito e avesse necessità di un ricovero. Fortunatamente il 22 dicembre ha fatto ritorno a Maniago risultando anche negativa al tampone. Man mano che i giorni passavano, l'appetito non tornava e le sue condizioni sono peggiorate. Il 5 gennaio è stata sottoposta a un altro tampone rapido a cui è risultata negativa e nel pomeriggio del 6 gennaio è stata trasferita al Pronto soccorso di Spilimbergo. La mattina del 7 gennaio alle 4 è mancata».


IL CALVARIO

È in quel momento che tutto ha preso un'altra piega. «Nella mattinata io e mia mamma ci siamo recate alle celle mortuarie per chiedere informazioni sull'iter da seguire e se avessimo potuto finalmente vedere la nonna. L'operatrice ci ha comunicato che era classificata come deceduta Covid. Non le dico il nostro stupore. Su consiglio dell'operatrice ci siamo recate al Pronto soccorso a chiedere ulteriori informazioni. Il dottore di turno ci ha accolto e ha appurato che il tampone eseguito di prassi risultava negativo e che quindi c'era stato un errore. A quel punto ci sentivamo sollevate di aver riscontrato che si era trattato solo di un mero errore burocratico ed eravamo fiduciose di poter dare un ultimo saluto alla nostra cara nonna. Purtroppo la sera l'addetto alle onoranze funebri ci ha comunicato che l'ospedale gli aveva riferito che per la deceduta erano state previste le procedure Covid. Armati di pazienza gli abbiamo spiegato l'accaduto e lui gentilmente ci ha tranquillizzato dicendoci che se ne sarebbe occupato». 


I TENTATIVI

In realtà la strada sarebbe stata ancora lunga. I contatti della famiglia sono arrivati alla direzione dell'ospedale. «Ci siamo sentiti dire che quella era la procedura, che non ci potevano aiutare, che avevano urgenze. Non so cosa abbia fatto tornare sui suoi passi la direttrice, se le voci di corridoio o una presa di coscienza, ma a distanza di un'ora ci è stato comunicato che il giorno del funerale avremmo potuto dare un ultimo saluto alla nonna. Per fortuna tutto si è concluso bene ma resta l'amaro. Soprattutto per come abbiamo dovuto mettere da parte il nostro dolore per reclamare i nostri diritti e per chiedere un po' di umanità. Questi errori mi confermano che dietro alle alte cariche ci sono persone che si sono dimenticate come si può ammettere di aver sbagliato scusandosi e cercando di porre rimedio. Questa si chiama umanità, non perdiamola. Ciao nonna». 

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