Coltivazioni spazzate via dalla furia dell'acqua: «Dieci minuti di terrore, non abbiamo più nulla»

Mercoledì 10 Giugno 2020 di Alberto Comisso
Coltivazioni spazzate via dalla furia dell'acqua: «Dieci minuti di terrore, non abbiamo più nulla»

SACILE - Coltivatori in ginocchio. Piegati dalla forza della natura, da un temporale che nel giro di dieci minuti ha causato danni che, al momento, non sono ancora quantificabile. Si parla, nella sola zona di Sacile, di almeno un milione di euro
Tra San Giovanni di Livenza e Cavolano gli agricoltori sono disperati. C'è chi è riuscito a limitare le perdite, ma c'è anche chi ha dovuto fare i conti con un danno del 100 per cento. Che ha compromesso non soltanto il raccolto di quest'anno, ma anche quello del 2021. Gli imprenditori agricoli della zona maggiormente colpita dal maltempo mostrano, affranti, i segni che il maltempo ha lasciato nei loro campi. Hanno poca voglia di parlare, ma la rabbia che provano è tanta. I loro occhi parlano da soli. Anni di sacrifici, di lavoro e di investimenti che, in poco tempo, sono stati vanificati da vento forte e grandine che ha spazzato via tutto. 

I DANNI
«Una scena mai vista in 40 anni», allarga le braccia Luigi Benedetti, agricoltore di Cavolano che, difficilmente, riuscirò a dimenticare. «Quelli di domenica, 7 giugno, sono stati dieci minuti di paura: sembrava venisse la fine del mondo». Di otto ettari di campo coltivati, Benedetti non è riuscito a salvare niente. Mais ed orzo sono stati completamente rasi al suolo, mentre dei vigneti è rimasto ben poco: le gemme, quelle poche che la grandine ha risparmiato, sono diventate cieche (come si usa dire nel linguaggio del settore vitivinicolo). Vale a dire che dell'uva non ci sarà nemmeno traccia, né per questo né per il prossimo anno. «La speranza - sostiene Benedetti - è che qualche gemma possa ancora nascere, ma sicuramente non mi permetterà di salvare un'annata disastrosa». Di 8 ettari di vigna, coltivati a prosecco e pinot grigio, il danno è stato del 100 per cento. «A spanne avverte l'imprenditore ammonta a 100mila euro, ma se andiamo nel dettaglio le perdite saranno di molto superiori. Il fortunale che si è abbattuto domenica è considerato calamità, ma la Regione, dal momento che non sono assicurato per questi eventi, non interverrà con alcun ristoro». 

LA DISPERAZIONE
A poche centinaia di metri di distanza anche Simone Furlan, 27 anni, fa la conta dei danni. Dal 2012 ha preso in mano le redini dell'azienda di famiglia, che si trova a San Giovanni di Livenza. Se i cereali sono stati rasi al suolo, i suoi vigneti hanno subito un danno del 60 per cento. Anche nel suo caso, raccolto e produzione sono compromessi pure per il prossimo anno. Furlan è affranto. L'azienda di vigneti e seminativi, avviata dal nonno negli anni '60, è stata piegata dal maltempo. Sarà difficile per lui, come per tutti quegli agricoltori della zona che hanno subito molteplici danni, risollevarsi in fretta. «Dal 2012 sostiene il giovane agricoltore seguo anche numerosi vigneti per conti di terzi. Ora, purtroppo, mi ritrovo a fare i conti con un qualcosa di imprevedibile, che ha rovinato anni di investimenti e di duro lavoro nei campi». Mentre guarda i terreni distrutti dal passaggio della violenta perturbazione di domenica, Furlan si sfoga: «Io e i colleghi puntualizza siamo rimasti molto male anche per un altro motivo: nessuno dell'amministrazione comunale si è fatto vedere dalle nostre parti, pur sapendo che, forse più di tutti, abbiamo riportato danni e perdite consistenti. In questi giorni non si è fatto altro che parlare di alberi caduti, di tetti sfondati e di case allagate; nessuno, purtroppo, si è ricordato di noi. Nessuno ha nemmeno dato un colpo di telefono per manifestare un po' di vicinanza». 

L'ACCUSA
Come dire: è mancata la classica pacca sulla spalla, quella che in questi momenti può rendere meno cupi i pensieri. «Chi ci amministra - conclude Furlan - si è completamente dimenticato della campagna e di chi lavora nei campi. Tutto questo fa male, molto male». 
 

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