L’emergenza è reale, concreta. Primo perché si tratta di una patologia molto contagiosa; secondo perché siamo in presenza di nuovi focolai. Recenti, importanti, già individuati ma non per questo sotto controllo. L’impatto è potenzialmente disastroso, perché si parla di un settore che in Friuli Venezia Giulia è capace di garantire la produzione di più di un milione di ettolitri in un anno. Si parla del vino, di nuovo sotto attacco.
L’ATTACCO
«L’allarme tra le aziende agricole è molto alto perché la diffusione della malattia oggi minaccia le principali produzioni di Piemonte, Toscana, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, che hanno infatti registrato e segnalato, proprio di recente, nuovi focolai». Lo spiega in una nota Confagricoltura. La minaccia è quella portata dalla flavescenza dorata, malattia epidemica segnalata per la prima volta in Francia negli anni ‘50 e oggi in rapida diffusione in Friuli Venezia Giulia. I nuovi focolai sono stati confermati ieri dalla Coldiretti locale: sono stati intercettati dagli agricoltori nella Bassa pordenonese, una delle aree più colpite di tutto il territorio regionale. Altri casi sono segnalati anche in provincia di Udine. E il rischio è quello di perdere interi vitigni, perché se non si agisce con estrema rapidità, la malattia attacca la vite e se finisce fuori controllo costringe il proprietario del campo ad estirpare tutte le piante. Un disastro, in quel caso.
IL MORBO
Cos’è, tecnicamente, la flavescenza dorata? Perché è così pericolosa per i vitigni e quindi per il settore del vino? I primi sintomi di solito si verificano nei mesi caldi, ma se non piove (ed è proprio il caso di questo inverno anomalo) le manifestazioni della malattia possono presentarsi prima. Nel caso di comparsa precoce dei sintomi, i tralci infetti appaiono di consistenza gommosa e tendono a piegarsi verso il basso, conferendo alla pianta un aspetto prostrato. Poi tocca alle foglie, che si ingialliscono fino praticamente a seccarsi. Infine è il turno dei grappoli, che se la malattia è in fase avanzata sono praticamente da buttare, rendendo vano il lavoro di un anno intero. Il “responsabile” di questo attacco è il Scaphoideus titanus, un insetto simile a una piccola cicala. Dimensioni ridotte, ma alta capacità distruttiva in poco tempo.
LA MAPPA
Tutto il Friuli Venezia Giulia è a rischio, ma c’è una zona che risulta essere molto più esposta nei confronti della minaccia rappresentata dalla flavescenza dorata. Si tratta della pianura pordenonese, caratterizzata da un metodo di cultura intensivo e dall’affiancamento sistematico di un vigneto all’altro. La continuità tra le coltivazioni, infatti, innesca una spirale di contagio di pianta in pianta, con conseguenze molto più pesanti rispetto a quelle che potrebbero presentarsi in altre zone, dove i vigneti sono maggiormente isolati.
L’URGENZA
I dati sui nuovi focolai di flavescenza dorata, catalogati sia in provincia di Pordenone che nel territorio udinese, sono atterrati anche sulla scrivania dell’assessore alle Risorse agroalimentari, Stefano Zannier. A monitorare da vicino la situazione, invece, c’è ogni giorno l’Ersa, l’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale. «Proprio in questi giorni - ha spiegato Stefano Zannier - è in corso una mappatura dei focolai da parte dell’Ersa e sarà chiesta una deroga urgente rispetto all’utilizzo di prodotti fitosanitari utili a debellare l’infezione». Una corsa contro il tempo prima dell’arrivo della primavera, mentre Confagricoltura chiede un piano d’emergenza a livello nazionale.
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