Malasanità in pronto soccorso, i medici: «Turni folli e ritmi infernali, anche i dottori sbagliano»

Mercoledì 11 Gennaio 2023 di M. A.
Malasanità in pronto soccorso, l'Ordine dei medici: «Turni folli e ritmi infernali, anche i dottori sbagliano»

PORDENONE - Ammette che «il problema degli errori diagnostici esiste e che non è solo locale». Allo stesso tempo invita però «a valutare sempre il contesto in cui si verificano». È equilibrato, ma deciso, l’intervento di Guido Lucchini, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Pordenone. Il focus è sulla situazione del Pronto soccorso del Santa Maria degli Angeli, ma la sua diventa presto una difesa attenta - non faziosa - dei colleghi «costretti a lavorare con turni massacranti». «Il nostro obiettivo - dice - è quello di tendere verso l’eliminazione degli errori, ma è ovvio che i ritmi infernali possano causare una riduzione dell’attenzione e della lucidità.

Ovvio e umano». 

IL PUNTO
«Errare è umano e anche i medici possono sbagliare, ma sempre in buona fede - premette Lucchini -: il medico bravo è quello che commette meno errori ma il medico infallibile rimane una utopia. Per quanto riguarda l’aspetto problematico della professione sanitaria nei Pronto soccorso, si devono fare alcune considerazioni critiche che sono indirizzate all’utenza ma anche alla politica, che deve cercare di porvi rimedio. Tali considerazioni devono anche essere considerate una doverosa difesa d’ufficio di tanti colleghi che sono costretti a lavorare a ritmi forzati, con doppi turni, senza risorse tecniche appropriate e in cronica carenza di personale».

 LE DIFFICOLTÀ
Lucchini elenca le ragioni per le quali i reparti sono in sofferenza, e lo fa partendo dalla «cronica carenza di medici, specie sul territorio». È il primo anello, quello che se manca porta le persone al Pronto soccorso anche per patologie non gravi. E poi le lunghe liste d’attesa, che spingono i pazienti a rivolgersi all’urgenza per gli esami. «Senza dimenticare la fatica e la demotivazione di molti medici di Pronto soccorso, che si sentono soli, in prima linea, scarsamente considerati dal punto di vista professionale e spesso aggrediti non solo verbalmente. Ne deriva che i giovani medici rifuggono dalle aree di emergenza perché non soddisfano le loro legittime ambizioni professionali». Uno sguardo anche alla pandemia, che tra le tante cose che ha provocato ha anche «aperto la porta degli ospedali agli specializzandi, decisioni che hanno certamente comportato un prezzo sotto il profilo qualitativo della assistenza». E ancora: «La non completa formazione psicologica di alcuni medici, la scarsa empatia nel gestire i malati e i familiari, la fretta di smaltire le code, ha portato ad un diminuzione della disponibilità a gestire i rapporti umani: da qui, in caso di insuccesso clinico, nascono i conflitti verbali e medico-legali». 


L’APPELLO
Lucchini chiude con una speranza. «La nostra sanità pubblica è un bene prezioso che dobbiamo salvaguardare. Ben vengano le critiche e le segnalazioni con intento costruttivo; serviranno ad approfondire i fatti, rimediare agli errori e a diminuirne il numero. La critica sterile e la denigrazione non portano a nulla, solo a danneggiare ulteriormente il sistema nel suo insieme. Inviterei tutti a prestare più attenzione agli aspetti positivi e alle eccellenze della nostra sanità regionale e del nostro ospedale». 

Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 08:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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