Infiltrazioni mafiose, ecco come le organizzazioni criminali si sono divise il territorio

Venerdì 14 Maggio 2021 di Elisabetta Batic
Una operazione della Dia in regione
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UDINE E PORDENONE - «Un preoccupante fatto concreto e non più un semplice rischio».

Così il presidente dell’Osservatorio regionale antimafia Michele Penta ha definito le infiltrazioni mafiose in Friuli Venezia Giulia, aggiungendo che «nonostante una posizione geografica piuttosto accattivante per le mire della criminalità organizzata, era stato a lungo limitato soprattutto dalle peculiarità culturali della cittadinanza locale. Ora, tuttavia – ha sottolineato - è più che mai necessario tenere alta la guardia, implementando le risorse a disposizione, soprattutto ai fini di un’attività divulgativa e preventiva». 


IL QUADRO
Il punto della situazione è stato fatto ieri, su richiesta del consigliere Cristian Sergo (M5s), in V commissione. Il grillino commenta: «Mi ha colpito una frase contenuta nella relazione: “Il radicamento delle mafie nel Fvg è purtroppo una triste realtà”. È quindi necessario sostenere e far conoscere il lavoro quotidiano che i membri dell’Osservatorio svolgono sul territorio». La relazione, quarta della serie, riguarda il periodo tra aprile 2020 e marzo 2021. «È stato necessario chiedere espressamente - ha evidenziato l’ex prefetto Penta - il potenziamento della nostra struttura, non più sufficiente a garantire tutte le attività svolte. Il focus elaborato, legato anche alla situazione emergenziale, segnala particolari ipotesi di riciclaggio, estorsioni e soprattutto usura nel mondo dell’economia dove, in assenza di denuncia, difficilmente è possibile colpire gli autori». In sostanza, la criminalità organizzata non è entrata in crisi durante la pandemia «visti i grandi capitali a sua disposizione. In regione sono presenti tutte le mafie tradizionali (siciliana, calabrese, campana e pugliese) con la Sacra corona unita ultima della serie a essere individuata. Edilizia e cantieristica sono appannaggio della mafia siciliana, il riciclaggio attraverso le attività commerciali riguarda la ‘ndrangheta, il monopolio nel traffico di stupefacenti e tabacchi va tutto alla camorra» è stato spiegato. 


LA MAPPA
Si tratta di una presenza «fissa e stabile, benché attutita dalla coscienza civica di queste popolazioni rispetto ad altri territori, ma alimentata dalle caratteristiche di zona di confine e dalla vicinanza con il Veneto, dove si è consolidata ormai da anni». Grande anche l’attenzione sul tema ambientale (543 reati nel 2019 con un incremento del 35% rispetto l’anno precedente) mentre, per quanto concerne minacce e intimidazioni nei confronti degli amministratori pubblici, sono emersi solo 3 casi e il Fvg si colloca positivamente al terzultimo posto nazionale (altri 2 sono però in fase di accertamento per capire se dovuti a iniziative singole o di matrice criminale). Secondo Sergo l’audizione è stata «un importante momento di confronto su un tema di strettissima attualità: in un momento in cui anche la nostra Regione è al lavoro per valutare l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund, è necessario tenere alta l’attenzione tanto più che la relazione dell’Osservatorio non nasconde come il radicamento delle mafie in Friuli Venezia Giulia sia, purtroppo, una ‘triste realtà’. Un monito che non può passare in secondo piano, atteso che, se da una parte ci sono miliardi di euro in arrivo, dall’altro ci sono situazioni che coinvolgono i nostri cittadini colpiti maggiormente, anche dal punto di vista economico, dall’emergenza sanitaria». Commenta Diego Bernardis (Lega), presidente della Commissione: «Fondamentale mantenere alta la guardia, solo attraverso il confronto potremo migliorare le attività e l’incisività di tutte le parti coinvolte per affermare la cultura della legalità e migliori strategie di difesa».

Ultimo aggiornamento: 11:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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