Un anno per una visita oculistica: fuga dei pazienti, ma è polemica

Sabato 7 Settembre 2019 di Michelangelo Scarabellotto
L'ospedale di Sacile
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SACILE -  Sanità: fuga di pazienti liventini verso il Veneto e liste d'attesa per visite nella struttura polifunzionale sacilese di mesi (un anno per oculistica). La denuncia arriva da Gianfranco Zuzzi, movimento Cittadinanza attiva per Sacile. «Sono numerosi i cittadini dell'area liventina che si stanno rivolgendo a strutture private fuori regione e soprattutto nel Veneto per prestazioni sanitarie - sottolinea Zuzzi -. Il nostro grido d'allarme è stato confermato anche dall'assessore regionale alla Sanità Riccardo Riccardi, il quale ha comunicato un aumento, negli ultimi 3 anni, del 30 per cento di prestazioni sanitarie che vengono richieste in strutture private accreditate fuori regione, quella che in gergo si chiama mobilità sanitaria».
L'ALLARME Zuzzi parla di «un dato allarmante che, se da un lato conferma una volontà di andare verso un modello di sanità privata, dall'altro denuncia le forti criticità che vive la sanità regionale, specie quella pordenonese, che più risente di questi dati, cui si deve aggiungere la minore attrattività stimata nel 10 per cento». «Siamo passati da una situazione che vedeva i nostri ospedali pubblici, come Sacile, polo di attrazione per migliaia di persone da fuori regione - prosegue Zuzzi -, ad una fuga verso altre strutture private. Alla base ci sono scelte sbagliate di riforma sanitaria, un mancato aggiornamento della sanità regionale, un mancato ascolto al grido di d'allarme e alle proposte di chi opera in prima linea, carenze dell'organico sanitario. A farne le spese sono i cittadini: ne sanno qualche cosa quelli dell'Area Liventina, 64 mila che ogni giorno incontrano difficoltà e disservizi gravosi per gli anziani e le loro famiglie, dopo il ridimensionamento dell'ospedale».

ESAMI CON LUNGHE ATTESE Quali sono le cause della mobilità sanitaria? Secondo Zuzzi «la chiusura di reparti, le lunghe attese al Pronto soccorso di Pordenone, le liste di attesa di vari mesi per visite ed esami sono alcune delle criticità. Chi si rivolge a Sacile al Centro prenotazioni si sente proporre appuntamenti a distanze di molti mesi: 9 per la cardiologia, 10 per ginecologia, 6 per fisiatria e diabetologia, se non addirittura di oltre 1 anno per l'oculistica. Ci si sente addirittura rispondere che in alcuni casi le agende per gli appuntamenti sono chiuse, una prassi, questa, vietata dall'articolo 1 comma 282 della legge 266, ma che è diventata purtroppo consuetudine, senza che la Regione intervenga per stroncare la violazione».

REGIONE E PRIVATI Questo stato di cose porta numerosi residenti a rivolgersi a strutture extraregionali o private, la considerazione di Zuzzi, «a conferma del detto code per tutti ma non, se paghi. Secondo gli ultimi dati nella nostra regione vengono sborsati, ogni anno, circa 26,6 milioni di euro per visite a pagamento nei presidi ospedalieri». E denuncia «il non mantenimento delle promesse dalla Regione, la poca strada fatta dai Piani attuativi per un nuovo sistema sanitario, i gruppi di lavoro e gli incontri per illustrare la revisione che fino ad ora hanno dato quale risposta il ricorso ai privati, ai quali è destinato un finanziamento di almeno il 40 per cento delle risorse attribuite per abbattere le liste d'attesa, in aggiunta al budget già assegnato, con l'intenzione - rimarca Zuzzi - di concedere loro ulteriori accreditamenti».

BATTAGLIE E PROPOSTE «Come movimento Cittadinanza Attiva per Sacile, Comitato No tagli sanità e Associazione per i diritti degli anziani lotteremo per contrastare l'obiettivo della giunta regionale guidata da Massimiliano Fedriga di perseguire un processo di privatizzazione della sanità - annuncia Zuzzi -, supportato anche da varie forze politiche a Sacile». Quindi le proposte: «Riteniamo che sarebbero necessari un maggior coordinamento tra Aziende, maggiori investimenti e assunzione di personale specializzato, perché senza medici e infermieri gli ospedali pubblici si fermano. Così si eviterebbe ai cittadini di aprire il portafoglio per la sanità privata, come nel 2018 hanno fatto 19,6 milioni di italiani per avere prestazioni in tempi ragionevoli, un diritto che dovrebbe garantire il Servizio sanitario nazionale».

    
Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 09:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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