Lezioni da remoto, scuola già nel caos: gli studenti temono il lockdown definitivo

Mercoledì 28 Ottobre 2020 di Sara Carnelos
Una classe deserta

PORDENONE - È stata giornata di lockdown quasi totale per gli studenti delle superiori, il 75% dei quali ha seguito le lezioni a distanza. Si starà in classe un solo giorno per settimana, o al massimo due. Per la maggior parte dei ragazzi non è stato un momento positivo, proprio perché è capitato all’improvviso, quando avevano ricominciato ad assaporare una certa libertà “di studio”, per quanto con le classiche restrizioni: mascherina per alzarsi dal banco e ricreazione in classe. Nel complesso, occhi assonnati e sguardi increduli per il ritorno alle videolezioni.
INCASTRI
Il nuovo orario in molti istituti è stato definito solo a tarda sera, poiché i dirigenti hanno dovuto creare degli incastri complicati. In soffitta la Dad (didattica a distanza): arriva la Did (didattica digitale integrata), un cambiamento con annesse implicazioni contrattuali accettate da Cisl e Anief, criticate da Flc-Cgil, Uil, Snals e Gilda. Il docente in quarantena se in salute lavorerà da casa, mentre se gli studenti sono in classe dovranno essere sorvegliati. Non è facile, tuttavia, trovare supplenti. Alle scuole dell’infanzia e alla primaria non ci sono più maestri e le graduatorie appaiono esaurite. «Sono in aumento i docenti in quarantena – dichiara Teresa Tassan Viol, presidentessa dell’Associazione presidi – e non si riescono a reperire insegnanti per le sostituzioni». Se alle superiori le classi possono seguire a casa le lezioni, questo non avviene per le altre scuole che hanno necessità di personale in presenza, che risulta irreperibile. In tutte le famiglie e nella comunità scolastica aleggia il timore che presto ai più piccoli toccherà la stessa sorte dei ragazzi dai 14 anni in su. «Ci auguriamo che i sacrifici fatti dagli studenti delle superiori – aggiunge Tassan Viol – possano scongiurare un lockdown. Ma sullo sfondo c’è questa ipotesi, non possiamo negarlo».
DIDATTICA
I dirigenti scolastici di ogni ordine e grado hanno fatto i conti con la Did, in modo da potersi avvantaggiare di un nuovo metodo didattico, ma anche per essere pronti in caso di chiusura delle scuole. «La macchina organizzativa si è mossa per tenere in presenza gli studenti del primo ciclo – riferisce ancora Tassan Viol – per motivi didattici: l’apprendimento avviene prevalentemente attraverso la socializzazione ed è complicato senza il contatto umano nei bambini, ma è anche necessario tenere conto delle esigenze contestuali: i piccoli non possono stare a casa da soli». Tutti cercano di non pensare alla chiusura degli istituti dall’infanzia alle medie per le evidenti ricadute. Ma se la curva dei contagi dovesse subire un’impennata? «Verrebbero meno gli elementi di socializzazione all’interno dei processi di apprendimento – sostiene Piervincenzo Di Terlizzi, dirigente dell’Istituto comprensivo Pordenone centro – e ciò avrà un impatto significativo a lunga durata. Dovremo farci carico di progetti di vita e di studio importanti, da parte degli attuali studenti, in una prospettiva molto complessa».
MIGLIORIE
Secondo Tassan Viol è necessario modificare la didattica, non essendo possibile traslare gli insegnamenti tradizionali in quella integrata, e ci saranno conseguenze pesanti. «È evidente il danno sociale dovuto alla mancanza di relazioni fisiche.

Gli adolescenti hanno bisogno di vivere con i pari e ancor di più i bambini. Per questi ultimi si complica pure il processo di apprendimento. Il pc non sostituisce la maestra», riferisce la presidentessa dell’Anp. Gli istituti comprensivi, comunque, sul piano della didattica saranno pronti. «Ci siamo impegnati a costruire ambienti di apprendimento integrati – fa sapere Di Terlizzi –, a dotarci di infrastrutture, a metterci dalla parte degli utenti. Nella nostra scuola, al pari delle altre, l’ambiente di apprendimento digitale nasce come espansione dell’attività in presenza e siamo preparati a gestire la situazione se dovesse esserci un lockdown». Un quadro a tinte fosche, che scuole e famiglie esorcizzano.

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