Croazia e Austria bloccano le esportazioni, legno e pellet spariti: parte la razzia delle foreste

Domenica 21 Agosto 2022 di Loris Del Frate
Legna introvabile
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PORDENONE - «Un bancale di legna? Non ce n'è più. Tutto finito, torni a fine ottobre, ma non le assicuro nulla». Sembra impossibile, eppure è così in tutte le aziende del Friuli Venezia Giulia che si occupano di vendere legna da ardere. Non c'è più niente da vendere e solo chi ha prenotato con larghissimo anticipo è riuscito ad accaparrarsi almeno una parte per sfangare la prima ondata del freddo invernale. Ma non è tutto. Non si trova neppure il pellet, i sacchi da 15 chili sono diventati introvabili e in ogni caso durano al massimo una giornata. Per affrontare almeno una parte robusta di inverno servono due bancali e ogni bancale ha 72 sacchi. Scontato il fatto che dove li vendono sono terminati (o già prenotati) sino alla fine di settembre, se qualcuno, per puro caso, avesse la fortuna di trovarne uno lo pagherebbe 9 euro e 90. Quando costavano prima che sparissero? I pellet buoni di abete rosso o di faggio costavano 3 euro e 90 a sacco. Oggi acquistare due bancali sarebbe un salasso, quasi mille 500 euro contro i 470 di prima.

COSA É SUCCESSO
Intanto c'è da dire che il problema è esploso quest'anno e chi pensava di evitare il rincaro del gas o del gasolio per riscaldare la casa con il legno da ardere, dovrà per forza ricredersi. Non c'è in giro legna da acquistare e in ogni caso i costi sono praticamente raddoppiati: un bancale (10-11 quintali) dai 120 euro è arrivato a 240 - 250. Quasi il 50 per cento in più. Ma anche chi economicamente avrebbe la possibilità di sostenere la spesa dovrà comunque rinunciare perchè non c'è rivendita che garantisca bancali di legno da ardere prima della fine di ottobre. E sempre in forse. In pratica si è bloccata l'importazione. Gran parte della legna in Friuli Venezia Giulia arrivava dalla Bosnia. Camion e camion di rifornimenti che consentivano di soddisfare la richiesta. Alcuni mesi fa, a fronte del rincaro del gas e del gasolio, il governo bosniaco ha vietato l'esportazione di legna vincolandola al solo fabbisogno interno.

I NUOVI MERCATI
Si è aperta la corsa a cercare nuovi mercati. Il primo è stato quello della Romania, subito fermato perchè aveva già esportato molto di più rispetto a quanto consentito dall'Unione Europea. Poi l'Austria, dove, invece, il governo ha deciso di dimezzare le quote di esportazione.

A quel punto è rimasta la Croazia, dove, però, era già arrivata con anticipo la Germania. Morale della favola l'Italia si è messa in coda. Per la legge delle domanda e dell'offerta quel poco che sono riuscite a trovare le aziende friulane è praticamente raddoppiato o triplicato nei costi.

I BOSCHI FRIULANI
La caccia per recuperare legna da ardere è partita pure in regione, nelle foreste di Tarvisio, sul Cansiglio friulano e Veneto, nella zona di Pielungo, ma non ci sono aziende attrezzate neppure per coprire il fabbisogno del solo territorio regionale. Uno, due camion al giorno da Tarvisio servono al massimo per soddisfare le esigenze delle zone limitrofe anche a fronte del fatto che in quell'area durante l'inverno il termometro cala di parecchio. Servono scorte. Dal Cansiglio arriva ancora meno per la zona pordenonese anche se ora alcune squadre di boscaioli locali si sono indirizzate nell'area di Pielungo.

IL PELLET
In questo caso l'assenza di materia prima è legata allo stop imposto dall'Austria all'esportazione. Il 70 per cento del pellet venduto in regione arrivava, infatti, dal Paese confinario che ha deciso di mettere a riserva gran parte. Il restante 30 per cento arrivava, invece, dai Paesi dell'Est che a causa della guerra si sono fermati.

 

Ultimo aggiornamento: 24 Agosto, 11:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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