Allarme legionella al Cro di Aviano, ricoverato un medico della terapia intensiva

Venerdì 16 Ottobre 2020 di Redazione
Il Cro di Aviano

PORDENONE - Un caso di legionella preoccupa il Cro di Aviano, la struttura leader in regione nella lotta ai tumori. E dopo gli episodi di luglio e agosto, che avevano interessato il Comune di Aviano ma non il centro oncologico, il batterio ha colpito proprio all’interno della struttura ospedaliera. A presentare i segni dell’infezione, infatti, è stata alcuni giorni fa una dottoressa che lavora nel reparto di Terapia intensiva del Cro. È stata ricoverata in un ospedale fuori dal Friuli Venezia Giulia e manifestava i sintomi classici di una polmonite da legionella, riscontro poi confermato dalle analisi. A quel punto al Cro sono iniziate delle analisi serrate per mettere in piena sicurezza la struttura. 
I CONTROLLI
Gli esperti del Cro hanno fatto analizzare l’acqua che sgorga dai lavandini, e in un caso (limitato ai servizi di un locale vicino alla Terapia intensiva, sono emerse tracce di legionella. Qui però deve necessariamente inserirsi una precisazione, che definisce allo stesso tempo i contorni della vicenda. Il primo test, risultato positivo alla legionella ed effettuato all’interno del Cro, è stato effettuato tramite analisi rapida “Pcr”. Successivamente, come informano i vertici della struttura di Aviano, è stato eseguito un secondo esame, un’analisi in grado di determinare le cosiddette unità formanti colonia, cioè la quantità di batterio presente in un litro d’acqua. «E questa seconda analisi a campione - hanno spiegato dalla direzione sanitaria del Cro di Aviano - ha mostrato un valore al di sotto di cento, quindi inferiore alla soglia di allarme». 
IL MONITORAGGIO
La direzione sanitaria, ma anche quella generale rappresentata da Francesca Tosolini, stanno costantemente monitorando le condizioni di salute dei pazienti e di altri dipendenti della struttura. «E nessuno, al momento, presenta qualche sintomo correlato alla legionella».

Non si sarebbe quindi in presenza del classico “focolaio”, come invece è accaduto ad Aviano e in alcune zone limitrofe quando è scoppiato il caso estivo. Rimane solo preoccupazione per le condizioni della professionista ricoverata in ospedale per legionella, anche se le stesse sono definite in miglioramento. Una certa allerta è percepita anche da altri dipendenti della struttura avianese. La direzione del Cro ha confermato che nei prossimi giorni il monitoraggio proseguirà, al fine di tenere la situazione sotto controllo e di garantire le migliori condizioni sia per quanto riguarda lo stato dei pazienti che quello dei dipendenti. In estate, quando il batterio della legionella aveva fatto irruzione in alcune case private di Aviano, l’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale aveva compiuto analisi a tappeto, e a valle di alcune positività emerse durante gli esami, aveva decretato la non potabilità dell’acqua che sgorgava dai rubinetti di alcune zone del paese. Anche al Cro, allora, erano state fatte analizzare le acque interne alla struttura. Non era emersa alcuna criticità e dopo pochi giorni tutto era tornato alla più assoluta normalità. Ora la minaccia ha colpito un medico, impegnato in uno dei reparti più delicati come la Terapia intensiva. Per questo la soglia di attenzione si è notevolmente alzata negli ultimi giorni, e si cerca di capire se l’infezione sia riferibile o meno agli impianti interni al Cro di Aviano. L’esito contrastante delle due analisi non permette ancora di emettere un verdetto inequivocabile. Per questo l’allerta rimane e l’attenzione è ai massimi livelli. 

Ultimo aggiornamento: 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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