PORDENONE - Da gennaio ad oggi, le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Pordenone hanno effettuato 37 interventi a contrasto del lavoro sommerso e irregolare, individuando – nei settori delle lavorazioni agricole, dei trasporti, del commercio e dei bar e ristoranti – 55 lavoratori in nero, 40 dei quali stranieri, tra i quali 8 privi del permesso di soggiorno e 10 muniti del solo visto turistico e, pertanto, non impiegabili in attività lavorative. Sono stati verbalizzati 28 datori di lavoro per l’illecito impiego di manodopera e per 17 di loro è stata disposta la sospensione dell’attività, prevista per chi impiega personale “in nero” in misura superiore al 10% del totale delle maestranze regolari.
Per ogni lavoratore “in nero” scoperto è stata irrogata, al relativo datore di lavoro, una “maxisanzione” con diffida, che prevede una pena pecuniaria che va da un minimo di 1.800 euro ad un massimo di 10.800 euro.
Nel primo caso, in un vigneto della campagna sacilese, i Militari del Capoluogo del Friuli Occidentale hanno individuato 3 lavoratori indiani in nero, 2 dei quali privi di regolare permesso di soggiorno e uno già destinatario di un “decreto di espulsione” emesso dalla Questura di Ferrara. Nel corso di un controllo presso un negozio gestito da cittadini cinesi – nel cui ambito sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro diversi capi di abbigliamento per bambini, privi dei minimali requisiti di sicurezza – i Finanzieri della città del mosaico hanno, invece, individuato due lavoratori, uno cinese ed uno pakistano, entrambi non regolarmente assunti. In questo caso, poichè le risorse “in nero” erano ben più del 10% di quelle regolarmente assunte, il competente Ispettorato Territoriale del Lavoro, tempestivamente intervenuto, ha disposto l’immediata sospensione dell’attività.