Appello Confindustruia per gli immigrati, la Lega: «Basta stranieri, lavoro a chi ha i sussidi»

Sabato 2 Luglio 2022 di Loris Del Frate
Appello Confindustruia per gli immigrati, la Lega: «Basta stranieri, lavoro a chi ha i sussidi»

«Meglio non aprire le porte, anzi teniamole proprio chiuse, perchè altrimenti rischiamo di ingigantire ulteriormente un serio problema che non abbiamo ancora risolto». Non le manda certo a dire Marco Dreosto, europarlamentare e segretario regionale della Lega. Il motivo del contendere è la richiesta di Confindustria Udine e Pordenone alla politica di fare uno sforzo e di aprire il flusso degli stranieri. Servono perchè manca manodopera alle nostre imprese sul territorio, avevano detto da Udine. Da Pordenone il presidente Agrusti si era un po' differenziato spiegando che l'apertura agli immigrati deve essere mirata. Il concetto, però, cambia di poco. Dreosto non è dello stesso avviso. «Sarebbe devastante - spiega l'europarlamentare - se mandassimo ai Paesi dai quali arrivano gli stranieri un messaggio che qui c'è lavoro e che si assume. Avremmo in pochissimo tempo un'ulteriore invasione. Capisco le ragioni degli imprenditori, ma sono anche certo che le aziende non scelgano a caso i loro collaboratori, ma vogliano capacità, qualità, professionalità e anche conoscenza delle lingue, penso al mondo del turismo. Credo che pochi tra gli immigrati abbiamo queste caratteristiche. Illuderli con un lavoro che in realtà poi non c'è, significherebbe dover gestire la loro presenza. A pagare sarebbero tutti i cittadini che hanno già parecchi problemi a cominciare dalle bollette sempre più salate».

REDDITO DI CITTADINANZA
Dreosto punta il dito. «Casomai - va avanti - i nostri imprenditori cerchino tra le settemila persone che in Friuli Venezia Giulia incassano il reddito di cittadinanza. Non credo proprio che siano tutti inabili al lavoro. Facendo una cernita sicuramente potrebbero trovare la qualifica giusta per le loro necessità. Parlo anche degli stranieri che già sono qui, ovviamente. In questa maniera risolveremmo il problema cercando in casa e sfoltiremmo anche le liste di chi percepisce l'assegno. Non serve, dunque, fare scouting in altri Paesi, anche perchè già oggi arrivano illegalmente in Italia almeno 700 - 800 persone al giorno andando a gonfiare le presenze e i costi».

LA FORMAZIONE
Porte chiuse anche da Fratelli d'Italia. Walter Rizzetto, segretario regionale e deputato, ha le idee chiare. «Intanto - afferma - non credo molto alla narrazione che ci sono lavori che i friulani e in generale gli italiani non vogliono più fare. Sono convinto, invece, che se gli imprenditori pagano uno stipendio giusto la gente si trova e penso che abbia voglia di lavorare. Ritengo, invece, che sarebbe un azzardo bello e buono aprire ora i flussi. Lo ha fatto nelle settimane scorse il ministro Garavaglia, pur se mirato ad alcuni settori, ma è stato un errore. C'è da rivedere, invece, il reddito di cittadinanza. Serve meno assistenza e più formazione. Anzi - rinforza Rizzetto - la formazione dovrebbe essere obbligatoria per chi si trova in un periodo di sussidio. Solo con la formazione è possibile riqualificarsi e rientrare nel mondo del lavoro. Oggi manca una riqualificazione seria e ne pagano le conseguenze proprio quei settori che invece servono agli imprenditori. Infine - conclude - è necessario fare una manovra finanziaria che riduca in maniera robusta il cuneo fiscale. Questa è la strada giusta, non aprire le porte a tutti gli stranieri».

IL CORAGGIO
Diametralmente opposta la visione di Cristiano Shaurli, segretario regionale del Pd. «Capisco e condivido la richiesta degli industriali che hanno assolutamente ragione - taglia corto il rappresentante del Partito Democratico - c'è una necessità che deve essere colmata. Sono arrivate ingenti risorse che devono infondere il coraggio alla classe politica di fare scelte importanti. La migrazione economica non va subita, ma va gestita e questo significa che si rende necessario riaprire i flussi dei migranti creando più formazione mirata e gestendo la situazione con gli stessi imprenditori per capire le loro esigenze. L'importante - conclude Shaurli - è gestire il fenomeno e non speculare facendolo vivere come una perenne emergenza o peggio usandolo come una clava per ottenere consensi. L'obiettivo è di inglobare chi viene da noi a lavorare per il bene degli stessi cittadini e delle imprese».

 

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