Il Fvg invecchia, il grido dei sindacati e categorie: «Presto in pensione il 35% dei lavoratori»

Mercoledì 22 Marzo 2023 di Antonella Lanfrit
Istituto Nazionale Previdenza Sociale

Per tutti, dal settore autotrasporto a quello dell'edilizia, la notizia è di quelle buone: non soddisfa una sete di personale che ormai è cronica e sempre più accentuata, ma almeno segna un nuovo inizio. Così associazioni di categoria e sindacati leggono la richiesta della Regione di poter ottenere dal Governo, attraverso il decreto flussi 2022, 100 quote per l'autotrasporto in conto terzia e 100 quote per l'edilizia.

In altri termini, poter usufruire di questo numero di ingressi regolari dall'estero per immettere subito nel mercato del lavoro personale nelle aree deficitarie. Per entrambi i settori, la suddivisione territoriale prevista dalla generalità presentata alla giunta regionale dall'assessore al Lavoro Alessia Rosolen prevede 13 quote a Gorizia, 22 a Pordenone, 24 a Trieste e 41 per la provincia di Udine. «Cento autisti rappresentano una goccia in un mare di necessità, ma va bene così ed è pur sempre un inizio», risponde subito e senza esitazioni Stefano Adami, capocategoria regionale degli Autotrasportatori di Confartigianato Fvg. «In Italia mancano 80 mila patenti entra nel dettaglio e in Friuli Venezia Giulia almeno qualche centinaio. La mia stessa azienda esemplifica per rimarcare la penuria - sarebbe pronta ad assumere tre autisti, se trovasse personale immediatamente occupabile».


I PROBLEMI
Quello del pronto impiego è un problema che l'immigrazione potrebbe risolvere però solo in parte. «Nel caso in cui le persone arrivino da Paesi extra Ue, infatti, non è riconosciuta l'abilitazione professionale». Non possono cioè guidare i camion. «È necessario che aggiornino la Cqc, la Carta di qualificazione del conducente, con un percorso che dura circa sei mesi». Pur con i limiti indicati, «apprezziamo comunque l'iniziativa», conclude Adami. Interpreta la richiesta come un passo positivo anche il presidente dell'Ance Fvg, Roberti Contessi, sebbene le necessità siano maggiori. «Nei mesi scorsi abbiamo svolto una ricognizione tra le aziende racconta il presidente Ance Fvg -, rilevando la necessità di circa 300 figure professionali, da quelle per gli uffici delle imprese edili a quelle da impiegare nei cantieri. Non riusciamo a far fronte a queste condizioni con personale italiano. L'unica via è l'apertura ai flussi migratori, in particolare dall'Est». La risposta via immigrazione è dunque propizia, anche se l'Anc Fvg auspica di «ricostruire l'interesse per queste professioni», tra gli abitanti Fvg. I percorsi che possono portare all'obiettivo non solo semplici e neppure del tutto chiari. La consistenza dello stipendio, per esempio, non è elemento sufficiente. «Il salario d'ingresso ora si attesta attorno ai 1.500 euro spiega Contessi -, una cifra che sale rapidamente a 1.700-1.800 euro con le trasferte. Ed è solo l'inizio. Eppure, non questi numeri non fanno breccia».


LE PROPOSTE
Tra i tasti su cui insistere, secondo il presidente dei costruttori Fvg, «le opportunità di specializzazione che il settore può offrire, con le sue molteplici articolazioni». Il fronte sindacale proietta lo sguardo al futuro prossimo con ancora maggior preoccupazione. «Tutte le parti sociali interessate hanno analizzato insieme con l'assessore Rosolen lo sviluppo occupazionale in edilizia, verificando che tra 5-7 anni andrà in pensione circa il 30-35% delle maestranze impiegate», ragguaglia il segretario regionale di Fillea Cgil, Massimo Marega. In numeri assoluti significa che «perderemo circa 3mila-4mila lavoratori professionalmente preparati sui circa 14mila addetti in regione», puntualizza il segretario regionale della Filca Cisl, Gianni Pasian. Entrambi i sindacalisti guardano con favore all'iniziativa della Regione perché, tra l'altro, «consente di tracciare gli ingressi e, quindi di contrastare il lavoro nero», sottolinea Marega. «Dovremo, però, pensare anche a come trattenere queste persone dentro il sistema, perché la storia recente ci dice di molti immigrati che sono tornati nel proprio Paese dopo aver imparato il mestiere», conclude Pasian.

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