Emergenza lavoro a Nordest, la testimonianza di un operaio.
Climaco Zecchinello è un operaio di 55 anni della zona del mobile. Ha contattato lui il Gazzettino perché voleva che la sua voce fosse ascoltata, compresa. «Di personale sul mercato - sbotta senza perdere tempo - ce n'è quanto se ne vuole. Ma è unicamente una questione di prezzo.
Lavoro in Electrolux per 1.400 euro al mese
«Io lavoro in Electrolux - racconta - per circa 1.400 euro netti al mese». Con i turni. «E ho la fortuna - spiega - di avere una casa di proprietà e di non dovermi sobbarcare anche l'affitto. Altrimenti non ce la farei». L'operaio che ha contattato il nostro giornale va anche oltre, raccontando dal punto di vista del lavoratore quali siano più o meno gli standard per i turni di notte. «Ho letto che i giovani non vorrebbero lavorare con i turni. Però dobbiamo riflettere sempre sulle paghe. Per le notti si arrivano a prendere anche 1.200 euro netti al mese». Si tratta di sei ore al giorno, spesso per sei giorni la settimana e non per cinque. E c'è una bella differenza.
Il precariato: contratti e incertezze
Ma c'è un altro dettaglio che Climaco Zecchinello ci tiene a mettere in risalto. È quello del precariato, del continuo salto da un contrattino a un altro. Senza certezze. «Io ho 55 anni - racconta - e due anni fa mi sono sentito rispondere che prima avrei dovuto dimostrare la mia bravura. Poi si sarebbe eventualmente parlato di un contratto. Il tutto con decenni di esperienza alle spalle. Cosa avrei dovuto dimostrare ancora? A febbraio del 2021 mi è scaduto un contratto. Mi è stato proposto un rinnovo fino al 31 di agosto, sempre di quell'anno. Ho rifiutato».
Mondo del lavoro fluido
È la viva testimonianza di un mondo del lavoro fluido, che forse dà l'opportunità di cambiare ma che non consegna nelle mani di un operaio la certezza di un futuro, magari da vivere con la propria famiglia. «Siamo costretti a ragionare così, a tirare avanti di anno in anno, senza alcuna stabilità».
Niente sussidi, dateci lavoro
Infine un grido, che arriva dal profondo: «Molte persone - afferma Zecchinello - la pensano come me: non abbiamo bisogno di sussidi, non li vogliamo. Siamo arrabbiati perché desideriamo soltanto poter lavorare a delle condizioni economiche umane che ci permettano di programmare una vita».
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