Lavori per le centraline: lucci, trote e temoli salvati dal fiume Livenza

Giovedì 6 Febbraio 2020 di Michelangelo Scarabellotto
I lavori per il recupero delle centraline sul Livenza
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SACILE - È finita, ma non del tutto, la curiosità per la calata delle palancole che hanno isolato il tratto del Livenza che va dalla passerella in legno dell’Ortazza, al ponte dei Mori e al ponte del Molino e i primi interventi che hanno riguardato la demolizione del salto attiguo a Palazzo Ragazzoni e quello in corso a fianco del vecchio Molino di via Mazzini. Mentre ieri erano tanti i sacilese che da corte Palazzo Ragazzoni, dal porticato del condominio Bella Venezia, hanno seguito le operazioni di recupero del pesce (trote, lucci e temoli), nel tratto di fiume in cui l’acqua è ancora presente. Un intervento richiesto dal titolare della ditta Powerline, Pierantonio Ortolan, fin dalla posa delle paratoie che avevano ridotto progressivamente la presenza dell’acqua.
I TIMORI PER I PESCI
Tra gli attenti osservatori delle operazioni di recupero del pesce, c’erano anche diversi pescatori sacilesi che avevano seguito le operazioni di allestimento del cantiere, non nascondendo le preoccupazioni quando la quantità di acqua aveva cominciato a diminuire senza che si vedesse arrivare alcun operatore dell’Ente Tutela del patrimonio ittico. «Progressivamente hanno sottolineato ieri mentre seguivano il recupero - si vedevano comparire trote, lucci, temoli e anche anguille». E tra un commento e l’altro osservavano il pesce recuperato «in buona quantità trote - ha affermato uno dei pescatori più affezionati al Livenza -; ho visto qualche lucci e temoli, non ho visto nessuna anguilla che evidentemente era riuscita a raggiungere la passerella di legno e il ramo del Livenza libero». E tirando un sospiro di sollievo, alla fine ha commentato: «Siamo soddisfatti che non ci sia stato alcun recupero di pesci morti». 
LAVORI E TEMPI
E sulla complessità dei lavori e sui tempi di attuazione interviene l’assessore Roberto Ceraolo: «Non si tratta di un’opera semplice e richiede tempi proporzionati. I lavori sono regolati in modo preciso dall’autorizzazione emanata dalla Direzione regionale che deve essere rigorosamente rispettata. Non esito a definire queste opere un evento di portata storica - prosegue -, dopo decenni di attesa a quando il Comune è diventato proprietario delle strutture». Ceraolo ribadisce una volta di più il dispiacere per non aver potuto concretizzare «nel corso dei miei mandati da sindaco, l’intervento diretto che norme superiori ma insensate ci hanno impedito. Il mutuo necessario si sarebbe ripagato con la vendita della corrente prodotta senza gravare sul bilancio, come con gli impianti fotovoltaici realizzati prima del patto di stabilità».
CURIOSITÀ E TIMORI
L’assessore non è affatto sorpreso dell’attenzione dei sacilesi per i lavori, «le centraline sono entrate a far parte del nostro patrimonio collettivo, economico ma anche culturale. Le sentiamo nostre. Il privato che opera è consapevole di questa sensibilità e si dimostra disponibile e comunicativo con la gente, anche con i portatori di interessi proprie o collettivi, come i privati rivieraschi e i rappresentanti dei canoisti e pescatori». Accennando alle opere visibili, Ceraolo spiega che sono opere preparatorie alle ricostruzione delle traverse con le cascate, che saranno precedute da una palificata di sotto-fondazione, come previsto dal progetto strutturale che ha superato l’esame della commissione operante nei Servizi tecnici della regione.

Una volta terminate le opere in corso, le palancole che interrompono il flusso d’acqua saranno rimosse e il fiume tornerà a scorrere nei due rami, alimentando le nuove turbine e i macchinari collegati che inizieranno a produrre energia. Poi - conclude l’assessore - sarà il turno delle centraline di Campo Marzio, l’intervento più complesso in quanto si tratta di recuperare anche una struttura edilizia e di quella sul rio Paisa che attualmente alimenta la Mineraria>.

Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 11:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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