La mamma col niqab: «Fiera di
essere italiana, ma sono musulmana»

Venerdì 21 Ottobre 2016 di Emanuele Minca
La mamma col niqab: «Fiera di essere italiana, ma sono musulmana»
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«Sono fiera di essere cittadina italo-albanese e rispetto la legge italiana, ma sono musulmana e credo nella nostra religione e nell’indossare il niqab». Vestito nero, lungo fino a coprire le caviglie come il cappotto, sul volto un velo che lascia vedere soltanto gli occhi marroni. L’intervista la concede nella sua casa di Ligugnana dopo aver ricevuto il consenso dal suo avvocato di fiducia, alla presenza del marito e di tre dei suoi cinque figli. La donna l’altra sera è stata protagonista di un episodio che ha destato scalpore: il sindaco di San Vito, Antonio Di Bisceglie, ha sospeso la prima seduta del consiglio comunale dei ragazzi perché la donna, che indossava il niqab, non ha voluto uscire dalla sala consiliare di palazzo Rota o, su invito del primo cittadino, a mostrare il volto davanti ad alunni, genitori e insegnanti. La donna originaria dell’Albania, vive in Italia dal 1999; casalinga poco più che quarantenne è residente dal 2001 a Ligugnana con il marito, anch’egli albanese, dipendente di un’azienda di Ponte Rosso; entrambi sono cittadini italiani dall’ottobre 2014. «Pratiche che abbiamo avviato proprio sotto l’Amministrazione del sindaco Di Bisceglie che abbiamo anche votato - racconta la donna -: sono andata a votare col volto coperto e nessuno mi ha detto nulla».  Laureata come il marito (entrambi erano insegnanti), in Italia ha messo su famiglia e segue i figli. In un buon italiano parla di religione: «Sono di nascita musulmana, ma non praticavo in Albania: all’epoca chi pregava finiva in prigione. Quando sono arrivata in Italia ho iniziato con il Ramadan, ma non sapevo nulla ancora della religione islamica». Una fede che è cresciuta in lei tanto che nel 2004 ha deciso di mettere il velo e sei anni fa il niqab. «Sono musulmana e ai miei figli spiego la nostra religione, ma anche il rispetto delle leggi italiane. Prima di mettere il velo - ribadisce più volte - ho chiesto pareri legali: il volto coperto, per motivi religiosi, è permesso. Anche in Questura lo indossavo durante le pratiche per la cittadinanza: una volta identificata, lo potevo tenere». Quando esce di casa lo indossa sempre e si copre il corpo: così va a scuola, in banca, alle poste. E l’altra sera a palazzo Rota per partecipare alla seduta del consiglio dei ragazzi dove c’è anche suo figlio, indossava il niqab. Il sindaco l’ha invitata a toglierselo o a uscire dall’aula perché «non rispetta le nostre tradizioni. Così ha detto - riferisce la donna -. Quando sono stata chiamata fuori dalle vigilasse mi sono fatta identificare e dopo aver ricevuto rassicurazioni anche dal mio avvocato che avevo chiamato, sono rientrata in aula». Ma Di Bisceglie ha ribadito la richiesta, fino a sospendere la seduta. «Non capisco perché abbia tenuto questa posizione. Rispetto il sindaco ma da madre e cittadina pretendo di chiarire quanto successo». Cosa si aspetta che ora possa accadere? «La mia religione mi consente di vivere il presente».
All’indomani a rimarcare la convinzione delle sue azioni è il sindaco Di Bisceglie (Pd): «Ho ricevuto attestati di apprezzamento da moltissimi cittadini per la condotta che ho tenuto - fa sapere -. Ribadisco che si è tanto più accoglienti quanto più si fanno e rispettano le regole. E in un consesso istituzionale devono tutti essere messi nelle condizioni di essere sicuri e sereni, visto tra l’altro che eravamo in un consiglio dei ragazzi, un laboratorio di democrazia e dove il primo fattore è il rispetto delle regole»

Ultimo aggiornamento: 09:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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