Dalla Costa d'Avorio al Friuli, la favola di Awa la "regina dei bagigi"

Martedì 6 Ottobre 2020 di Mirella Piccin
Dalla Costa d'Avorio a Chions: è la 42enne Awa Zouba la regina dei "bagigi" (arachidi)
Lacrime, sudore e buona volontà. Ecco la favola di Awa, l'ivoriana regina dei "bagigi". Le arachidi, conosciute anche come “bagigi”, in dialetto veneto, sono facili da coltivare e possono dare grandi soddisfazioni. Ne sa qualcosa Awa Zouba, 42 anni, nata in Costa d’Avorio, sposata con un figlio, Aldo. Da quindici anni Awa abita a Chions, dopo aver raggiunto il marito, Mohamed, in Italia da tempo per lavoro. 
E' la storia di una donna venuta dall'Africa e capace di vincere le sfide in Italia .

COLTIVATRICE PER PASSIONE
«Questa pianta è bella e ornamentale, ma è sottoterra che ci regala i suoi prelibati frutti - spiega Awa, nel suo quasi perfetto italiano -. Dopo aver coltivato nel mio orto pomodori, peperoni, melanzane, patate, per la mia famiglia e qualche amica e conoscente, ho provato a seminare le sementi di arachide portate da mio marito dall’Africa. I risultati sono stati sorprendenti, così ho proseguito questa avventura». Infatti, sebbene la pianta sia originaria del Brasile, nel nostro Paese la sua coltivazione vanta una certa tradizione, vista la facilità di coltivazione, le ottime rese per singola pianta e la possibilità di conservarne i semi con facilità.
REAZIONE A UN IMPREVISTO
L’avventura di Awa, carattere forte, sorriso e volontà da vendere, inizia da un momento triste della sua vita, quando il marito viene colpito da ictus. «Non si può sempre chiedere aiuti - afferma - così mi è venuta questa idea. E così, da un ettaro, sono arrivata, in aree diverse, a quasi 5 ettari». Questa microattività di nicchia, ancora non si è sviluppata in tutta la sua forma: Awa sta cercando terreni e in futuro spera di aprire una partita Iva e diventare a tutti gli effetti un’imprenditrice e vendere il suo prodotto al mercato. Ma attualmente la vendita è solo a privati, amiche e persone del luogo, che credono nella bontà dei prodotti, del tutto biologici, di Awa, la quale ci spiega «l’arachide ha un mercato sicuro, a differenza di molte colture innovative. I terreni dove coltivo sono incolti e sabbiosi, non uso concimi chimici, ma naturali».
DALL’ORTO AL CAMPO
La semina va da fine aprile a inizio ottobre, non viene effettuata meccanicamente, ma a mano. I suoi attrezzi sono il carretto e le mani, un modo di coltivare che le ricorda la sua terra africana. «L’irrigazione è utile - racconta Awa - soprattutto appena avvenuta la semina, ma ho scoperto che l’arachide resiste alla siccità molto meglio del mais e della soia». Il suo orto casalingo nasce nella vecchia casa, alcuni anni fa, costretta poi ad abbandonarla, perché non più sicura (oggi la sua famiglia è in affitto in un appartamento di proprietà di Rosella Liut e del marito Aldo Presot, due persone che l’hanno aiutata nei momenti più difficili). Dal terreno incolto di casa, grazie ai consigli di Rosella e di qualche altra amica, togliendo le erbacce e i rovi e dopo l’aratura di un amico con il suo motocoltivatore, Awa ha iniziato a piantare pomodori, peperoni, melanzane, ma tutto era un pò in ombra. L’orto mancava delle “cuiere”, è così ha predisposto il terreno in maniera adeguata. Poi è arrivata l’arachide, e da allora non ha più smesso.
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Ultimo aggiornamento: 07:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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