In Friuli l'idea dello ius scholae: «Dopo due cicli di istruzione giusto avere la cittadinanza italiana»

Martedì 20 Settembre 2022 di Redazione
Studenti
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«In Italia al momento vi è un altissimo numero di ragazzi non solo che studiano con i nostri figli nelle nostre scuole, ma sono nati qui da genitori stranieri e sono integrati in tutto e per tutto tranne per il fatto che non sono riconosciuti come cittadini italiani».

A parlare il candidato di + Europa, il pordenonese Stefano Santarossa. Che va avanti. «Non riconoscere a questi giovani questo fondamentale diritto, azzoppa il processo di integrazione. Sono nati in Italia, parlano italiano, molto spesso anche i dialetti dei nostri territori, qui hanno compiuto gli studi, desiderano vivere e lavorare in Italia, eppure lo Stato li riconosce non degni di appartenere alla nostra comunità nazionale; dei cittadini di serie B, se vogliamo. In questo modo però in molti non si rendono conto che si va ad intaccare l’integrazione stessa, che non riesce a raggiungere il suo scopo ultimo: l’inserimento vero, finale e totale all’interno della nostra società». «È per questo che Più Europa intende ripartire dalla proposta di legge sullo Ius Scholae - va avanti Santarossa - che con il suo partito è nella coalizione di Centrosinistra - che garantisca a quei ragazzi che hanno studiato nel nostro Paese e hanno concluso un ciclo di studi di poter presentare domanda di cittadinanza, superando gli ostacoli che la normativa attuale presenta a quanti desiderano fare questo passo. In questo momento in Italia siamo di fronte ad una legge sulla cittadinanza che è obsoleta, data il 1992, trent’anni fa, periodo in cui il mondo e il paese stesso erano profondamente diversi. Non si capisce la logica di coloro i quali si oppongono a questa proposta di civiltà, soprattutto se la raffrontiamo con la situazione attuale. Ad oggi una persona nata all’estero da genitori italiani, o che ha dei nonni italiani, che in Italia non ha mai vissuto, che molto spesso non parla nemmeno la nostra lingua e, forse, conosce molto poco del nostro Paese, ha ad esempio il diritto di votare a queste elezioni, mentre il ragazzo ventenne nato da genitori stranieri che ha sempre vissuto qui, che lavora o studia, non può farlo».


LE PROVINCE


«Tra pessime riforme e controriforme pasticciate, gli Enti locali del Friuli Venezia Giulia si trovano in mezzo a un guado». Lo dichiarano i pentastellati Luca Sut, candidato alla Camera e Mauro Capozzella, consigliere regionale al primo mandato. «Il disastro delle Uti - vanno avanti i due - volute fortemente dall’allora governatrice Serracchiani, ma sulle quali il M5S da subito espresse contrarietà, ha seminato il caos. Anche quando la premiata ditta Fedriga/Roberti nel 2019 ci ha messo mano - affermano Sut e Capozzella - le cose non sono certo andate meglio. Tanto più che il disegno del centrodestra, dichiaratamente favorevole al ritorno alle Province, non si è mai concretizzato».


UNIRE I COMUNI


«Si continua a non intervenire dove serve - spiegano - i Comuni del Friuli Venezia Giulia sono in gran parte troppo piccoli. Il 25% non arriva a mille abitanti, con conseguenti difficoltà organizzative e operative, a cominciare dalla possibilità di accedere a finanziamenti europei o nazionali – aggiungono Sut e Capozzella - Nessuno ha mai avuto il coraggio o la volontà di incentivare le fusioni tra più Comuni, attraverso fondi regionali. Il che consentirebbe agli stessi Comuni di avere quella massa critica tale da permettere loro di essere più efficienti. Il M5S a livello nazionale intende procedere alla riscrittura del Testo unico degli Enti locali, avvalendosi della collaborazione dei sindaci e delle associazioni dei comuni – conclude il deputato Luca Sut».

Ultimo aggiornamento: 15:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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