La Pianura Padana avvelena la provincia, lo smog schizza alle stelle

Domenica 5 Gennaio 2020 di Marco Agrusti
Un agente della polizia locale di Pordenone indossa la mascherina anti-smog
1
PORDENONE - È come una trappola, ma invisibile. Una cupola trasparente che imprigiona e avvelena un territorio a forma di conca. Dentro, bombardati da microparticelle, ci sono città e paesi. Pordenone, Sacile, la zona del mobile tra Prata, Pasiano e Brugnera, il Sanvitese e il confine con il Veneto orientale. Sono i confini della “bolla” di inquinamento più tossica di tutta la regione. E neanche domeniche a piedi e piani contro le auto ad alte emissioni possono diradare il “fumo” invisibile, perché le ragioni (come le particelle) arrivano da lontano.  
L’Arpa del Fvg, nel suo resoconto di fine 2019, ha posto l’accento sul miglioramento dei dati riferiti all’intera regione, ma ha dedicato un paragrafo all’emergenza in atto nella porzione della provincia di Pordenone appoggiata su quelle di Venezia e Treviso. Sotto la “cupola”, i numeri non migliorano affatto. E le cause non si possono sconfiggere con un piano locale. Lo spiega, citando la stessa Arpa, l’assessore regionale all’Ambiente Fabio Scoccimarro: «La colpa degli alti livelli di inquinamento non è di Pordenone o dei pordenonesi. Paghiamo, in quell’area, la vicinanza della Pianura Padana». Un fattore confermato dai tecnici dell’Arpa in più incontri che si sono tenuti con sindaci e cittadini. Le particelle liberate in sospensione gassosa nel catino più inquinato d’Europa arrivano in Friuli portate dal vento e si fermano nella conca pordenonese. «Qui mancano le correnti d’aria in grado di spazzarle via», spiega ancora l’assessore pordenonese Stefania Boltin. Il mix è fatale: la vicinanza alla Pianura Padana propriamente detta porta le particelle (Pm10, nitrato d’ammonio, solfati) in provincia, e l’aria stagnante permette a queste ultime di colpire un territorio senza migrare, almeno sino alla prima pioggia che le porta a terra, dissolvendole. 
I NUMERI
L’Arpa ha sei postazioni in provincia. Quelle che nel 2019 hanno fornito dati preoccupanti si trovano a Pordenone (due), San Vito, Brugnera e Sacile. Nel capoluogo il pm10 (le cosiddette polveri sottili) ha superato i valori consentiti di 50 microgrammi per metro cubo per 24 giorni. È andata molto peggio a Brugnera, con 46 giorni oltre il limite. Male anche Sacile, con 39 superamenti della soglia, dato che combacia con quello del Sanvitese. Negli stessi giorni in cui è salito il pm10, è cresciuta anche la curva dell’ozono, sforando i limiti. E la maglia nera che indossa suo malgrado il territorio di Brugnera, conferma la teoria dell’Arpa e della Regione: è la cintura adiacente al confine veneto quella più colpita dall’inquinamento. E di conseguenza quella in cui i residenti rischiano di mettere a repentaglio la propria salute. 
L’inizio del 2020 non promette miglioramenti significativi. A Brugnera, ad esempio, i livelli di guardia del pm10 sono stati superati tutti i giorni da quando si è entrati nel nuovo anno. A Porcia si è andati oltre per le prime 48 ore del 2020 e per un giorno lo stesso è accaduto nel Sanvitese. E anche quando i valori sono rimasti al di sotto della soglia, ciò è accaduto a sfioro, quindi con livelli comunque elevati. 
I TIMORI
L’inquinamento “a base” di pm10 è causato sia dalle auto ad alte emissioni (quelle più vecchie che vengono fermate quando scatta il piano di emergenza nei comuni che ne sono dotati) che dalle caldaie domestiche. Ma tra stasera e domani ci sarà un altro fattore in grado di peggiorare delle tabelle già critiche: circa cento falò epifanici saranno accesi in tutta la provincia. Il fumo potrà far schizzare la colonnina delle polveri. E la pioggia non è prevista almeno per un’altra settimana. 
Ultimo aggiornamento: 7 Gennaio, 14:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci