Si infortuna al lavoro, ma il medico "gettonista" non ha accesso Inail: il paziente resta senza certificato

Il caso denunciato dal Comitato di salute pubblica al pronto soccorso. La direzione: «Disguido per una sostituzione urgente»

Giovedì 27 Aprile 2023 di Loris Del Frate
Si infortuna al lavoro ma il medico "gettonista" non ha accesso Inail: il paziente resta senza certificato

PORDENONE - Un errore grave per l’Associazione, un disguido isolato per il vertice dell’ospedale di Pordenone che non mette certo in discussione l’operatività del servizio. Resta il fatto che a segnalare l’episodio che ha interessato un infortunio sul lavoro, fortunatamente non grave, accaduto a un lavoratore straniero, Michele Negro, a nome del Comitato di salute pubblica il Bene Comune.


L’ACCUSA
«Altro episodio di grave carenza nell’attuale organizzazione sanitaria del pordenonese a causa delle scelte di esternalizzazione dei servizi di importanti presidi sanitari come il Pronto soccorso dell’ospedale cittadino. Come riferitoci dalla Associazione Immigrati di Pordenone - spiega Negro - che ha già presentato una segnalazione all’Urp ed alla Direzione sanitaria dell’Asfo, nei giorni scorsi un lavoratore straniero si è presentato al pronto soccorso dopo un incidente accaduto sul posto di lavoro, lieve ma che però gli creava impedimenti a rientrare al lavoro e parecchio dolore. Ricevute le cure dovute è stato dimesso con prescrizioni mediche senza però copia della denuncia dell’infortunio sul lavoro che è dovuta dai medici della struttura sanitaria, ma che dalla ricostruzione dei fatti non sarebbe stata eseguita dal medico che lo ha preso in carico perché in quanto “gettonista” non aveva in quel momento accesso alla procedura informatizzata Inail.

La cosa, grave, è stata al lavoratore confermata dall’azienda in cui lavora che non ha ricevuto alcuna comunicazione dell’ente preposto alla pratica infortunio. Un fatto - va avanti il rappresentante del Comitato di salute pubblica che potrebbe anche pregiudicare il regolare reingresso al lavoro».


LA RICHIESTA
«Ancora una volta i cittadini toccano con mano le conseguenze di una gestione del Servizio sanitario regionale che affida al privato, a costi per inciso altissimi pagati dalla fiscalità pubblica, importanti e delicati servizi di primo intervento senza nemmeno garantire tutte le prestazioni previste. Se come ci risulta, questo non fosse il primo caso - conclude Michele Negro -, chiediamo alla Direzione di Asfo di revocare tale incarico al privato ripristinando la completa gestione pubblica del pronto soccorso. Vista la natura dell’episodio rivolgiamo un pressante appello alle organizzazioni sindacali e alla Rsa interna di vigilare su quanto “denunciato” ed uguale impegno chiediamo ai consiglieri regionali eletti nel pordenonese».


LA DIREZIONE
Arriva secca la replica del santa Maria degli Angeli da parte del direttore sanitario, Michele Chittaro. «Ovviamente ci scusiamo con la persona che ha avuto questo disguido - spiega - ma non si tratta senza dubbio di un problema strutturale. Tutti i medici che operano al pronto soccorso hanno l’accesso a tutti i siti legati alle necessità operative, compreso l’Inail. E quando dico tutti, mi riferisco anche ai “gettonisti” e ai medici della Cooperativa. Deve essersi trattato di un problema nato nell’immediatezza. In pratica ci potrebbe essere stata una sostituzione improvvisa di un medico e al ponto di quello assegnato è arrivato un altro che operava al pronto soccorso per la prima volta. Trattandosi del primo intervento non era ancora stato fatto l’accesso al terminale. Ripeto - conclude Chittaro - ci scusiamo con la persona che ha subito il disguido, ma si è trattato di un fatto del tutto eccezionale».


PENALIZZATI
«La narrazione dell’assessore Riccardi, non sottopostosi al giudizio degli elettori ma nuovamente messo alla guida della Salute pubblica dal presidente Massimiliano Fedriga, continua a scontrarsi con la realtà. A dispetto delle sue improbabili pagelline ai consiglieri buoni e cattivi, i fatti parlano da soli: lo svilimento della sanità in particolare nel Friuli Occidentale è fin troppo tangibile e lo slittamento della riapertura dell’Rsa a Pordenone ne è purtroppo l’ennesima riprova, nonostante il tentativo di scrollarsi di dosso le proprie responsabilità». Lo afferma il consigliere regionale Nicola Conficoni commentando la notizia dello slittamento all’autunno della riapertura della Rsa. «La riconferma di Riccardi - spiega - è una brutta pagina per la regione e in particolare per il Friuli Occidentale, penalizzato da alcune decisioni politiche assunte nei cinque anni precedenti. Anche esponenti della maggioranza in campagna elettorale seppure maldestramente hanno cercato di smarcarsi dall’imbarazzante disastro che costringe i cittadini a pagare di tasca propria visite ed esami. Ignorando i ripetuti appelli di medici, operatori e cittadini Fedriga ha tirato dritto. Eppure la spinta verso il privato rivendicata dall’assessore Riccardi sta indebolendo ulteriormente il servizio pubblico perché i centri medici finanziati dalla Regione assumono i dipendenti in uscita dalle aziende sanitarie».

Ultimo aggiornamento: 16:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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