L'infettivologo Crapis racconta sui social la lotta al Covid: «Sono realista, vedo la gente che si sente soffocare»

Martedì 24 Novembre 2020 di Redazione
Un reparto di Malattie infettive

PORDENONE - «Domenica sera, rientro stancamente a casa».

Con queste parole l’infettivologo Massimo Crapis, primario di Malattie infettive all’ospedale Santa Maria degli Angeli, fa il suo debutto su Facebook. «C’ero già, in punta di piedi», ironizza in privato. L’esordio propriamente detto è in video, su Facebook. Tre minuti e qualcosa, per raccontare una giornata vissuta a prendersi cura dei malati Covid. 


LA TESTIMONIANZA
«Rientro dopo aver visitato quattro reparti dedicati ai malati a causa del Coronavirus con 160 pazienti - ha raccontato Crapis -, il Pronto soccorso con 40-50 casi sospetti di cui purtroppo poi molti sono Covid e la Terapia intensiva. Incontro tanti operatori sanitari, che ringrazio di cuore per tutto quello che stanno facendo in questi mesi. Tutti hanno i loro timori, il loro nervosismo, le loro frustrazioni per dover lavorare in determinate condizioni». A quel punto l’infettivologo lancia il suo messaggio: «Voglio fondare un nuovo partito, oltre a quelli degli allarmisti e dei negazionisti: è il partito dei realisti. Sono coloro i quali cercano di fotografare la realtà, poi sarete voi a trarre le conclusioni, ma ci tengo a dare questo spaccato, fatto di pazienti ma anche di valutazioni». 


LE STORIE
Crapis si addentra nei dettagli più duri dell’emergenza. «Ci troviamo a valutare i pazienti sapendo che magari i loro cari non ce l’hanno fatta. E cerchi di non far loro sapere ciò che è successo, perché in realtà c’è bisogno che ce la mettano tutta per vincere la loro battaglia e salvarsi almeno loro. Altri pazienti si sentono letteralmente soffocare - prosegue la testimonianza dell’infettivologo pordenonese -. Noi la chiamiamo dispnea o insufficienza respiratoria, ma la realtà dei fatti è che ti senti soffocare. Da medico, invece, ti senti impotente: cerchi di dar loro tutte le terapie possibili ma a volte non basta. Ecco perché il personale sanitario si sente frustrato, stanco, demoralizzato: lavorare in queste condizioni non è semplice. Sento l’esigenza di comunicare queste cose perché secondo me non c’è la percezione dei fatti in modo reale». Infine Crapis svela l’intenzione del proprio messaggio: »Nel mio piccolo cerco di dare il mio contributo, e secondo me sarà il primo di una serie di comunicati, utili a spiegare la realtà dei fatti. Cercherò sempre di astenermi dai giudizi, ma probabilmente non ce la farò e me ne scuso già da ora». È la prima volta che Crapis affida ai social network il racconto di una giornata vissuta tra i malati di Covid in ospedale a Pordenone. In poche ore il breve filmato è stato condiviso da decine di persone che si sono complicate con il primario per la pulizia del messaggio e i toni realisti, quelli - del resto - che fanno parte del manifesto del nuovo “partito” che Crapis stesso ha deciso di “fondare”. 

Ultimo aggiornamento: 10:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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