Incidenti stradali, nel 2020 dei lockdown meno schianti: ma a Pordenone si muore tanto lo stesso

Venerdì 8 Ottobre 2021 di Redazione Web
Un incidente stradale fatale

PORDENONE - La provincia di Pordenone ha centrato l’obiettivo stabilito dall’Unione europea per quanto riguarda gli incidenti stradali. Lo ha fatto allo stesso tempo anche il Friuli Venezia Giulia, migliorando di molto il dato della rilevazione precedente. Ma c’è un fattore - determinante - ad aver guidato la statistica verso numeri lontani da quelli emergenziali degli anni passati: la pandemia, che in alcune fasi ha quasi azzerato la circolazione delle persone.

E quindi delle auto sulle strade, perché è di incidenti, feriti e purtroppo anche decessi che parla l’ultimo rapporto dell’Aci basato sui flussi statistici dell’Istat. 

L’ANNO DELLO STOP

Il 2020 è stato “macchiato” innanzitutto dal lockdown duro, il primo, quello del marzo in cui il Covid aveva fatto irruzione in Italia. Poi, dopo la ripresa estiva della mobilità, è arrivata la seconda ondata, accompagnata da nuove e pesanti restrizioni come le zone a colori. Fattori, questi, che hanno fatto calare gli incidenti stradali in provincia di Pordenone a quota 472. Nel 2019, cioè l’anno precedente, erano stati 681. Più di 200 sinistri in meno. È rimasto stabile, invece, il tasso di mortalità: undici decessi nel 2019, dieci l’anno scorso. Significa che nonostante il Covid, gli incidenti sono stati proporzionalmente più gravi, vista l’incidenza superiore degli schianti risultati fatali. I feriti sono stati 627, contro i 919 calcolati sul territorio provinciale nel 2019. Tra i decessi, i pedoni sono stati tre e gli automobilisti sette. Nessun ciclista. I numeri generali erano già stati segnalati in calo dal 2018 al 2019 e ora si attende che termini il 2021 per vedere la vera svolta in un’annualità segnata da una graduale ma decisa ripresa della mobilità. 

IL QUADRO

Cinque le regioni che hanno totalizzato un decremento apprezzabile di decessi: Valle d’Aosta (0 decessi), Calabria (-41%), Basilicata (-38%), Emilia-Romagna (-37%), Friuli Venezia Giulia (-35%). Milano (-32 morti), Venezia (-31), Padova (-28), Roma (-27), e Torino (-26) le province dove sono state risparmiate più vite umane. Tra i Comuni capoluogo oltre a Roma (-27 come per la provincia), Ravenna (-14), Torino (-12), Cesena (-12). Mentre nel nostro Paese, nel decennio che sta per concludersi, il numero dei decessi per incidente stradale è diminuito - in media - ‘solo’ del 41,78%, 37 province e 5 regioni hanno raggiunto l’obiettivo 2020. In 16 province l’indice di mortalità - morti per 100 incidenti - è risultato più che doppio rispetto al valore medio nazionale (pari a 2,02): Sud Sardegna (7,8), Campobasso (6,8), Isernia (6,1), Oristano (5,8), Nuoro (5,8) le situazioni più critiche. Gorizia, Milano, Genova, Savona, Prato, Rimini, Trieste, viceversa, sono le province in cui gli incidenti risultano meno gravi. L’indice di mortalità, infatti, è inferiore ad 1 morto ogni 100 incidenti. I costi sociali sono proporzionali alla dimensione ed alla gravità del fenomeno: Roma e Milano le province che incidono maggiormente sui costi sociali – rispettivamente 945 e 631 milioni di euro, seguite da Napoli e Torino e con 377 e 370 milioni. In provincia di Pordenone i costi sociali derivanti dagli incidenti stradali ammontano a 150 milioni di euro. 

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