L'abbraccio tra le due famiglie dopo la tragedia: «Eralda era come una figlia»

Martedì 7 Marzo 2023 di Giulia Soligon
Mikele Tatani ed Eralda Spahillari

PRAVISDOMINI - «Per noi Eralda era come una figlia. Lei e Mikele stavano insieme da tre anni e mezzo. Li abbiamo visti crescere uniti». A dirlo con la voce rotta dal dolore è Nesret Tatani, il papà del giovane alla guida di quel bolide nero che sabato sera sfrecciava a forte velocità lungo via Sant’Antonini tra Motta di Livenza e Gorgo al Monticano prima dello schianto fatale contro un albero.

Sono trascorse poche ore da quella strage che si è consumata sulle strade del trevigiano e ieri i genitori di Mikele hanno incontrato la famiglia di Eralda Spahillari, piegata dal dolore incolmabile per una figlia che non c’è più. 


IL RACCONTO 
«Piangono tutto il giorno» racconta Nesret. Un abbraccio lontano dalle telecamere, in cui si raccoglie il silenzio di chi non c’è più e di chi invece ha la vita aggrappata a un precario equilibrio. «Non dormo da due giorni. Da quando ho ricevuto quella telefonata non riesco più a chiudere gli occhi. Rivedo il momento in cui l’ho visto dentro quella macchina, privo di coscienza. E le due ragazze morte». A uscire dalla porta di casa è solo lui, la mamma di Mikele, Lori Ustameta, resta chiusa nelle sue stanze. «Se il vuoto che io provo è grande, quello di mia moglie è infinito. È una mamma che soffre per il proprio figlio».


IN OSPEDALE
A due giorni dalla tragedia il dolore non si attenua, cresce solo l’angoscia per le condizioni di salute di chi, ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Treviso, lotta per vivere. «Faccio avanti e indietro dall’ospedale, ma non posso trattenermi dentro più di dieci minuti. I medici mi mandano via. Però li capisco, stanno facendo tutto il possibile. Non posso toccarlo, devo restare distante almeno un metro e questo non è facile». E non potrebbe essere altrimenti per un padre, che quella sera ha visto un figlio sorridente uscire di casa per trascorrere qualche ora con gli amici. Un’immagine poi macchiata da quello scenario a cui nessun padre vorrebbe mai assistere. «Non posso accarezzarlo».

 
L’ABBRACCIO
Da domenica mattina è un via vai di macchine al civico 6 di via Giulia Maldifassi a Frattina di Pravisdomini, dove da qualche anno abita la famiglia Tatani, precedentemente residente ad Annone Veneto. «Non siamo mai soli e questo ci dà conforto» prosegue Nesret circondato dai parenti. «Quando succedono fatti tristi, noi albanesi ci leghiamo molto. In questi giorni sono passati di qui non solo parenti e amici, ma anche altre persone del nostro Paese, che avendo appreso la notizia sono venute a farci sentire la loro vicinanza. Nessuno è abbandonato a se stesso».


LE INDAGINI
Secondo le prime, parziali, ricostruzioni della dinamica Mikele Tatani, al volante della Bmw, avrebbe perso il controllo del mezzo dopo aver urtato l’automobile di un gruppo di amici, durante un sorpasso. I ragazzi che erano alla guida delle due auto, uno di questi Tatani, risultano essere indagati per omicidio stradale. Intanto la famiglia del 19enne di Pravisdomini si è appoggiata all’avvocato Christian Pavan. Oltre a chiarire come siano andate le cose quella sera le indagini dovranno appurare se Tatani potesse guidare quell’auto di grossa cilindrata o se, invece, per lui vadano applicate le regole imposte ai neopatentati. «Ci sono tanti punti nebulosi» dichiara il legale, a poche ore dal mandato ricevuto, «predisporremmo delle indagini per capire come procedere, ma allo stato attuale non posso espormi oltre, anche a tutela della famiglia».

Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 08:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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