Il referendum devasta i partigiani: il presidente Mariuz se ne va

Giovedì 8 Dicembre 2016
Il referendum devasta i partigiani: il presidente Mariuz se ne va
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PORDENONE - Giuseppe Mariuz, presidente provinciale dell'Anpi si dimette e se ne va dall'associazione sbattendo la porta. Le motivazioni sono legate ai comportamenti tenuti da alcuni associati durante la campagna referendaria che ha sfaldato l'Anpi provinciale. Mariuz denuncia tutto in una lunga lettera. «L'Anpi è, o comunque dovrebbe essere, la Casa comune di tutti gli antifascisti. Ne consegue che il suo pluralismo deve avere per discriminante soltanto l'ideologia fascista e movimenti che lo propugnano esplicitamente, ma anche in forze politiche che fomentano odi e razzismo. Devo purtroppo constatare che lo schieramento ufficiale dell'Anpi, con simboli e bandiere, a favore del No al referendum costituzionale, al di là della critica di alcuni punti della riforma che io stesso ho condiviso, ha determinato un crescente accentuarsi dello scontro tra fautori del Sì e del No, che si è riflesso gradualmente e drammaticamente all'interno dell'Anpi stesso come intolleranza da parte della maggioranza verso posizioni degli iscritti non rigidamente allineate, col pesante sostegno dalla dirigenza nazionale. Noi avremmo dovuto rispettare la piena legittimità delle differenti posizioni, di maggioranza e minoranza, purché animate dagli stessi obiettivi di garantire l'espletamento della nostra vita democratica. Il mancato rispetto della pari legittimità di posizioni discordanti in un ambito democratico ha prodotto effetti devastanti sulla nostra Associazione, col prevalere di elementi che hanno trovato l'occasione per mettere alla gogna i dissenzienti e dare così all'Anpi una connotazione ben delimitata che sarebbe la negazione di un reale pluralismo. Inoltre, la campagna referendaria accesa, intransigente e unidirezionale ha prodotto episodi di preoccupante contiguità dei nostri simboli con altri di estrema destra in alcune manifestazioni per il No. Si è dimostrata indulgenza verso tali disgustosi comportamenti mentre nel contempo a eventuali dissenzienti si è chiesto di non compiere atti palesemente contrari alla linea. Tutto ciò ha prodotto in provincia di Pordenone comprensibili rimostranze e ritiri di numerosi associati. Per quanto possibile, ho cercato di arginare lo scontro interno. Qualcuno può aver interpretato questo comportamento non in linea sul referendum, ed in effetti è così; speravo semplicemente in un prevalere dello spirito che ha animato per oltre settant'anni la nostra Associazione e che stavolta è stato travolto da esasperazioni e reciproche accuse non degne della nostra storia. Questo spirito democratico e unitario della lotta partigiana è un vanto storico della nostra Anpi provinciale vanto che ci è stato lasciato dai partigiani, e in particolare ricordo i nostri ultimi presidenti Mario Bettoli Innominato e Giuseppe Giust Vitas. Devo amaramente constatare che lo schieramento unidirezionale, intransigente e intollerante, nella campagna referendaria, con le finali dichiarazioni di esaltante vittoria, ha rotto questo spirito che ci affratellava e non mi consente di realizzare questo obiettivo. Pertanto, rassegno le mie dimissioni da presidente provinciale. Segnalo altresì che, dopo il ritiro in campagna referendaria di Mario Rodini, già vicepresidente provinciale, ho recentemente ricevuto le dimissioni di Fabiana Pivetta, segretaria e responsabile amministrativa provinciale, e di Isabella Reale, membro del Comitato provinciale».
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