Artigiani minacciati e non pagati dopo i lavori nelle ville degli Hudorovich

Mercoledì 6 Novembre 2019 di Cristina Antonutti
Artigiani minacciati e non pagati dopo i lavori nelle ville degli Hudorovich
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 Idraulici e imbianchini minacciati ogni volta che chiedevano di essere pagati per i lavori eseguiti nelle ville che la famiglia Hudorovich possiede ad Azzano e Chions. Gli artigiani non hanno mai sporto denuncia, ma di essere stati intimoriti lo hanno dichiarato quando sono stati sentiti a verbale nell'ambito di un'inchiesta avviata dalla Procura di Pordenone. In ballo c'era una misura di prevenzione patrimoniale con l'obiettivo di arrivare alla confisca di nove ville per un valore di 2,3 milioni di euro e di altri beni (auto, caravan e terreni) intestati a una ventina di indagati. Dal quel fascicolo di indagine nasce il procedimento penale costato il rinvio a giudizio di Natalino, 51 anni, e Rossano Hudorovich, 42.
Al primo il pm contesta tre estorsioni, di cui una in concorso con Rossano, e una violenza privata. La prima imputazione fa riferimento al settembre 2009, quando un idraulico di Brugnera fu costretto a rinunciare a 30mila euro. Aveva realizzato gli impianti idraulici in alcune ville a schiera che si trovano in via Capo di Sotto ad Azzano. Tentò varie volte di incassare il dovuto, ma c'era sempre una scusa, finchè fu minacciato di ritorsioni e rinunciò al denaro. Stesso copione per i due idraulici di San Pietro di Feletto che si occuparono dei lavori in alcuni appartamenti di via don Graziussi a Tiezzo. Convocati da Natalino Hudorovich due mesi dopo l'ultimazione dei lavori, sarebbero stati costretti a compilare la documentazione di conformità degli impianti e indotti a rinunciare a 16mila euro. Era il novembre 2009.
L'IMBIANCHINO
L'artigiano è di Cordenons. Nel 2010 tinteggiò la villa di Natalino Hudorovich. Il conto? 27mila euro che nessuno ha mai saldato. «Se andrai da un avvocato - gli era stato detto al telefono - farai più male a te stesso che a me. Non scherzare con il fuoco». Spaventato, il pittore edile rinunciò ad avviare un'azione civile per far valere in proprio credito.
Vi è infine il caso di violenza privata nei confronti del titolare di una concessionaria di Maniago a cui il figlio di Natalino Hudorovich aveva venduto un'auto. Qualche giorno dopo il padre chiese di riacquistarla. «Non posso, ho già un acquirente», aveva detto il commerciante. Il sinti replicò che avrebbe «accontentato tutta la sua famiglia e avrebbe avuto la sua protezione», perchè era lui «il capo della sua gente». Il concessionario, spaventato, gli aveva ceduto la macchina.
LA DIFESA
Il processo comincia a febbraio. A difendere Rossano Hudorovich è l'avvocato Fabio Gasparini, il coimputato è difeso da Bruno Malattia. «Ho chiesto io stesso il processo - ha detto quest'ultimo - per porre fine a una vicenda che mi lascia perplesso e che nasce da una sommarie informazioni raccolte nell'ambito di un'inchiesta mastodotica finita nel nulla». Il riferimento è alle misure di prevenzione respinte da Tribunale e Corte d'appello, all'archiviazione del fascicolo sui reati fiscali e all'accertamento dell'Agenzia delle entrate non andato a buon fine.
 
Ultimo aggiornamento: 10:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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