L'uomo con la legionella era stato dimesso da una struttura sanitaria

Domenica 5 Agosto 2018
L'uomo con la legionella era stato appena dimesso da una struttura sanitaria
PORDENONE - Dove ha preso il batterio della legionella l'uomo ricoverato in gravi condizioni all'ospedale di Pordenone?  All'inizio si era pensato dal condizionatore di casa, in realtà nella sua abitazione non c'è l'aria condizionata. Ora la nipote racconta un'altra soria.  «Mio zio è da tre mesi che non torna nella sua casa dove, tra l’altro, non c’è alcun impianto di condizionamento. Era ricoverato in una Rsa». Mentre le cure sembrano fare effetto sull’anziano che ha contratto la legionella, è la nipote a raccontare dei particolari che potrebbero, a questo punto, essere determinanti per la ricerca della fonte dell’infezione.

«Mio zio – racconta la nipote – ha trascorso quasi due mesi nella Rsa di Azzano Decimo, come abbiamo comunicato ai medici del reparto di Medicina d’urgenza dell’ospedale di Pordenone dove si trova ora ancora ricoverato. Era stato dimesso mercoledì scorso e già sabato gli era venuta la febbre. Prima di uscire dalla Rsa, era stato sottoposto ad un ciclo di aerosol in quanto continuava ad avere una tosse persistente».
 
L’anziano, come ha raccontato la nipote, era stato dimesso il 25 luglio dopo aver trascorso due mesi interi nella Residenza sanitaria assistenziale di Azzano Decimo; prima invece, per oltre un mese, era stato accolto nel reparto di Medicina dell’ospedale di San Vito al Tagliamento. Il trasferimento da una struttura all’altra era stato diretto. «Mio zio vive da solo e, lo ripeto a casa, da cui manca da più di tre mesi, non ha alcun impianto di condizionamento dell’aria. Visto il periodo di incubazione della legionella - precisa la nipote - direi che le cause del contagio non dovrebbero essere ricercate nella sua abitazione ma altrove». Sarà ora il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria 5 del Friuli Occidentale ad occuparsi della parte relativa ad accertamenti e verifiche. Il direttore generale Giorgio Simon è chiaro: «I casi di legionella ci sono sempre stati - ammette - specialmente in questo periodo. Sarà cura di chi ne ha le competenze, anche in questo caso, stabilire se il possibile contagio possa essere avvenuto all’interno di una struttura pubblica o, invece, in un contesto privato».
LA DIFFUSIONE
Gli ambienti in cui sussiste un rischio di diffusione del batterio possono essere quelli in cui si accumula acqua stagnante o quelli casalinghi, di lavoro, gli edifici pubblici o qualunque altro luogo in cui venga erogata acqua anche solo in parte nebulizzata (rubinetti e diffusori delle docce, ma anche impianti come torri di raffreddamento, condensatori, vaporizzatori e sistemi di ricircolo dell’aria). Le istituzioni nazionali ed europee hanno predisposto linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi, mirate soprattutto a proteggere “obiettivi sensibili” come ospedali, case di cura, alberghi, ristoranti ed altre strutture ricettive. Lo scopo è ridurre le probabilità di una contaminazione da legionella negli impianti idrici e nei sistemi di condizionamento di queste strutture. È fondamentale soprattutto per queste attività procedere alla pulizia e alla sanificazione di docce, rubinetti e serbatoi: si tratta di interventi efficaci sia in ottica sia di prevenzione sia in caso di bonifica da effettuarsi con una contaminazione confermata in atto, per limitarne e circoscriverne il più possibile la diffusione, garantendo la sicurezza delle persone potenzialmente coinvolte. Va da sé che questo tipo di interventi non può prescindere da un’accurata attività di analisi dei rischi che prenda in considerazione le specificità della struttura coinvolta. L’attività di bonifica può essere svolta utilizzando trattamenti chimici (per esempio l’iperclorazione) o attraverso metodi meccanici come lo shock termico, che consiste nel portare l’acqua dell’impianto colpito a una temperatura di 70-80 gradi per provocare la morte immediata del batterio.
LA RICHIESTA
Nel caso dell’anziano ricoverato al Santa Maria degli Angeli, la nipote si augura che «chi di dovere faccia i controlli del caso e ci informi a riguardo, viste le condizioni critiche dello zio».
Alberto Comisso
Ultimo aggiornamento: 19:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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