Un'unica grande "area montana" in Fvg tra Udine e Pordenone

Giovedì 23 Agosto 2018 di Davide Lisetto
Il gonfalone della Provincia il giorno che è stato "ammainato"
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PORDENONE -  Non è ancora stato siglato l’accordo  per l’unione “provvisoria” delle Camere di commercio che rischia di aprirsi un altro fronte di scontro territoriale con Udine. L’allarme stavolta viene lanciato dalla montagna pordenonese. Tra le ipotesi di riforma degli enti territoriali che prevede la cancellazione delle Uti, fortemente voluta dal governatore regionale Massimiliano Fedriga e dalla sua maggioranza, vi è anche quella della costituzione di una unica grande “area montana” regionale. Una sorta di provincia della montagna che avrebbe come “capoluogo” Tolmezzo. E che “ingloberebbe” anche la montagna pordenonese.  O almeno - siamo ancora nell’ambito di ipotesi allo studio - una buona parte di essa. Se si dovesse arrivare a ridisegnare i confini in quella direzione il Friuli occidentale subirebbe uno “scippo” di non poco conto. I territori a nord dello spilimberghese e del maniaghese - in particolare le valli D’Arzino, Tramontina e Cellina - traslocherebbero, da un punto di vista amministrativo, sotto il dominio di Tolmezzo con il resto della Carnia e con Sappada. Una grande fetta di territorio montano - corrispondente pressapoco alla vecchia Comunità montana delle Dolomiti - sarebbe quindi fuori dalla Destra Tagliamento. Resta da capire cosa accadrebbe del Piancavallo: il polo turistico è però sempre stato legato alla ex comunità montana dell’avianese e dell’area della pedemontana occidentale con Budoia, Caneva e Polcenigo. Potrebbe quindi rimarrebbe escluso dall’eventuale accorpamento “carnico”.
IL RISCHIO
Le ipotesi sul riassetto amministrativo-territoriale del dopo-Uti (è certa la volontà da parte della giunta regionale di superare le Unioni territoriali intercomunali lascito della giunta Serracchiani) hanno fatto alzare le antenne ai rappresentanti politici della Destra Tagliamento e ai sindaci dei territori montani. Insomma, anche se ancora nulla è stato deciso nel Friuli occidentale si preferisce mettere le mani avanti. I Comuni e i territori delle vallate pordenonesi rappresentano infatti un patrimonio storico, culturale e turistico al quale Pordenone non rinuncerebbe facilmente. Oltre al fatto che le zone delle valli pordenonesi sono praticamente divise e isolate dall’area di Tolmezzo: il passo Rest - che spesso d’inverno diventa impraticabile - è l’unica via di collegamento. «Mi sembra - sottolinea Giampaolo Bidoli, già sindaco di Tramonti di Sotto e neoconsigliere regionale del Patto per l’autonomia - una ipotesi lontana dalla storia e dalla realtà. Se dovessi liquidarla con una battuta basterebbe dire: ok, va bene, a patto che si realizzi il traforo montano che colleghi le valli da una parte e dall’altra. Cosa, a meno di maxi-finanziamenti europei, attualmente insostenibile. Ma la montagna pordenonese, nella sua unità, ha sempre fatto parte del territorio del Friuli occidentale e non può ora essere scorporata».
BOZZE DI RIFORMA
L’ipotesi della nuova provincia montana di Tolmezzo rientrerebbe nel più vasto disegno di riforma post-Uti al quale la Regione avrebbe cominciato a lavorare. Un progetto che prevede, in qualche modo, il ritorno delle Province (Fedriga ha parlato dei nuovi “cantoni”) sulla base delle cinque circoscrizioni elettorali regionali. Anche se le varianti sarebbero più d’una. Una prima ipotesi, dopo la cancellazione delle Uti, vederebbe la regione divisa in tre macro-aree: il pordenonese, l’udinese, e Trieste-Gorizia. Una seconda ipotesi vederebbe l’aggiunta dell’area di Tolmezzo. E una ulteriore opzione vederebbe le precedenti quattro province ma con Trieste città metropolitana. Insomma, gli scenari sono diversi. Ma al di là dei futuri assetti e confini amministrativi il tema sarà quello delle competenze che le “nuove province” (a prescindere da come si chiameranno) dovranno avere. Si limiteranno a quelle che avevano le ex Province (sostanzialmente scuole, viabilità, cultura e centri per l’impiego) o avranno anche competenze nuove che deriveranno da Regione o Comuni? Un capitolo ancora tutto da affrontare. Soprattutto perché prima bisognerà individuare l’assetto - politicamente delicato in una regione seppure piccola ma assai plurale - dei nuovi confini territoriali. Intanto dalla montagna pordenonese si leva un preoccupato allarme.
Davide Lisetto
Ultimo aggiornamento: 10:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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