Senza lucciolate rischiava di chiudere: salvato l'hospice della via di Natale

Sabato 24 Luglio 2021 di Davide Lisetto
L'hospice della via di Natale che rischiava di chiudere

PORDENONE - L’Hospice della Via di Natale di Aviano entra a tutti gli effetti nella rete delle cure intermedie e palliative del Sistema sanitario regionale.

Con l’accordo siglato ieri tra la struttura adiacente al Cro di Aviano e la l’Azienda sanitaria del Friuli occidentale scatta l’accreditamento da parte della Regione Fvg: il servizio entra così a far parte della rete di assistenza del territorio provinciale nell’ambito delle cure intermedie. L’intesa consente di fatto la salvezza dell’Hospice stesso gestito orma da oltre quarant’anni dalla Via di Natale con le sole forze del volontariato e delle donazioni private. «È per noi - ha detto con grande emozione la presidente della storica associazione Carmen Gallini - una giornata importantissima. Un grande grazie all’Asfo e alla Regione che hanno capito la situazione. La convenzione ci consentirà di continuare nella nostra attività guardando al futuro con più serenità».


IL CONTRATTO
«Questo importante accordo contrattuale - anche il direttore generale dell’Asfo, Joseph Polimeni firmando l’intesa ha parlato di giornata importante per la sanità pordenonese - aprirà a una collaborazione fruttuosa con l’Hospice di Aviano. Una struttura che dà un importante contributo sul territorio rispondendo ai bisogni di gestione e cura nella fase del fine vita, non solo rispetto alle malattie oncologiche ma anche per altre diverse patologie. I dieci posti letto dell’Hospice avianese si integreranno nella rete delle cure palliative con gli altri dieci posti dell’Hospice di San Vito gestito direttamente dall’Azienda portando l’offerta sul territorio a 20 posti. Un accordo con il privato - ha aggiunto - che ci consentirà una migliore risposta sul fronte delle cure intermedie e palliative nel percorso oncologico e nel momento del fine vita, cure che devono avere la stessa dignità di tutte le altre».


IL VICEPRESIDENTE
Alla firma della convenzione nella sede Asfo ieri anche il vicepresidente della Regione Riccardo Riccardi. «Innanzitutto - ha detto - è doveroso rivolgere un sentito ringraziamento a una istituzione, più che una associzione, che fino a oggi è riuscita a garantire con il solo sostegno della solidarietà di moltissime persone e senza alcun intervento pubblico, un importante servizio reso all’intera collettività nel settore delle cure intermedie. Era arrivato un momento in cui la meritoria strada intrapresa da questa istituzione - ha aggiunto l’assessore Riccardi - sarebbe potuta venir meno, rischiando di perdere un’importante risposta di salute fino ad oggi garantita. Per questo motivo si è proceduto a definire e a sottoscrivere questo protocollo, che inserisce la Via di Natale a pieno titolo all’interno dell’intero sistema della salute regionale. Riccardi ha poi aggiunto: «Sul versante dell’allocazione delle risorse regionali questa si configura come spesa privata, cioè quella tipologia sulla quale si è aperto un grande dibattito in cui spesso si compiono estreme semplificazioni che non tengono conto di atti come quello siglato oggi di cui il sistema ha fortemente bisogno. La convenzione dimostra quindi l’impegno dell’Asfo nel rafforzare un servizio di estremo valore per la collettività, riconoscendo al contempo il valore delle prestazioni rese fino a oggi in autonomia dalla Via di Natale». Il vicegovernatore ha voluto poi ringraziare l’Asfo, in particolare la dottoressa Annamaria Conte, responsabile dell’Hospice di san vito e della rete di cure palliative. «Ci sono stati momenti particolarmente difficili e impegnativi nella pandemia. Ma la capacità e la coerenza nella scelte in quei momenti, in particolare nella gestioen l’anno scorso dell’Hospice sanvitese e della Rsa di Sacile, hanno consentito di fronteggiare una situzione davvero difficile». A margine della firma Carmen Gallini (accompagnata dal direttore del sodalizio Loris Scian) ha ricordato i momenti difficili del 2020: «Con il lockdown si erano fermati anche il volontariato e le donazioni. Non eravamo più in grado di sostenere la struttura dove lavorano 36 operatori e le spese. Avevamo la paura di dover chiudere. La Regione ha capito e oggi si corona un sogno: abbiamo la certezza di poter andare avanti nell’assistenza dignitosa dei malati, e delle loro famiglie, nei momenti più drammatici e dolorosi, quelli del fine vita. Da oggi guardiamo al futuro con nuova serenità».

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