Guerra in Ucraina, le sanzioni bloccano i treni merci in partenza per Mosca: «Danni pesantissimi»

Mercoledì 2 Marzo 2022
Treni fermi all'interporto
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PORDENONE -  Congelato. Senza una data buona per essere ripescato. La brusca accelerazione della guerra tra Russia e Ucraina ha costretto allo stop anche il progetto più temerario, l'iniziativa che solo pochi giorni fa veniva definita come controcorrente, ma non così impossibile. Il colpo di grazia è stato quello delle sanzioni economiche e finanziarie ai danni di Mosca, e la decisione è stata inevitabile: i quattro treni merci in programma in estate dall'Interporto di Pordenone alla Russia non partiranno più.

LA FRENATA
Solo pochi giorni fa, il progetto era stato presentato al Gazzettino dal presidente di Interporto, Giuseppe Bortolussi. «La Russia resterà un nostro mercato e anche le crisi rappresentano delle opportunità», spiegava il numero uno dello scalo di valore europeo di Villanova.

A superare le sue parole è stata la cronaca, che si è fatta storia. Il blocco occidentale (termine non più démodé) ha reagito in modo compatto e il pacchetto di sanzioni economiche ai danni del Cremlino è stato via via arricchito, fino a toccare anche il codice di pagamento Swift di alcune banche russe. Inevitabile, quindi, l'impatto sul progetto di espansione verso Mosca dell'Interporto. «La Russia - ha spiegato ieri, 1 marzo, il presidente Giuseppe Bortolussi - rimarrà un nostro obiettivo e un mercato. Ma auspicabilmente nel futuro. L'operazione non è più in agenda nel breve periodo». Una marcia indietro dettata dai fatti, da un deterioramento della situazione a pochi giorni dall'annuncio dei nuovi collegamenti su rotaia.

LA SECONDA SCELTA
Niente treni verso Mosca in estate. Le quattro coppie in partenza e le quattro in arrivo non ci saranno. Interporto quindi punterà alla Polonia, in una sorta di scelta di campo. «Diventerà il nostro punto di arrivo - ha chiarito ancora Bortolussi -, perché avrà bisogno delle nostre merci per rifornire anche il mercato tedesco. Le sanzioni occidentali ai danni di Mosca hanno spiazzato tutti, noi compresi. Le aziende di logistica e trasporti sono nel panico: non ricevono i pagamenti dalla Russia e non sanno ancora quale sarà l'impatto del blocco del sistema Swift. Ma ora dobbiamo pensare prima di tutto alla gente che muore. In futuro torneremo a pensare anche alla Russia, ma adesso dobbiamo tenerci stretta la Polonia e avviare una grande macchina di solidarietà per l'Ucraina».

GLI INDUSTRIALI
Sulla crisi è intervenuta anche Confindustria Udine. «Le conseguenze del conflitto sono pesantissime. Per quanto attiene agli scenari economici territoriali, le statistiche sull'interscambio commerciale della nostra regione con Russia e Ucraina non possono che generare serie preoccupazioni, soprattutto dal punto di vista delle importazioni. Infatti, per il Fvg l'Ucraina è il secondo partner commerciale per le importazioni, la Russia l'ottavo, mentre per la provincia di Udine l'Ucraina è addirittura il primo partner commerciale, la Russia il terzo. Mentre la Russia risulta il ventesimo partner commerciale per le esportazioni regionali, per Udine il diciannovesimo. L'inevitabile applicazione di sanzioni produrrà significativi impatti economici. In uno scenario già incerto questo ulteriore elemento di crisi rischia seriamente di pregiudicare la ripresa economica. Confindustria Udine segue costantemente l'evolversi della situazione, a supporto delle imprese associate. Sul fronte della politica energetica nazionale, giova rimarcare l'importanza della decisione assunta dal governo Draghi, che, in via emergenziale e temporanea, permetterà di ridurre considerevolmente il consumo di gas, riavviando a questo scopo anche le centrali a carbone».
 

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