Psicosi nei supermercati, interi scaffali completamente vuoti: a ruba farina, olio di semi, pasta, pane, zucchero, tonno e acqua

Mercoledì 16 Marzo 2022 di Alberto Comisso
Gli scaffali vuoti

Supermercati presi d’assalto e, in alcuni casi, scaffali ripuliti. La guerra in Ucraina e la limitazione delle esportazioni di grano, segale e orzo da Mosca e Kiev hanno innescato in molti cittadini una vera e propria psicosi che, soprattutto nell’ultimo weekend, li ha spinti ad acquistare scorte di beni di prima necessità: farina, olio di semi, pasta, pane, zucchero, tonno e acqua tra i più gettonati.

E, fatto assai curioso, anche brioches. Una corsa agli acquisti che non si era vista nemmeno due anni fa quando, a causa dello scoppio dalla pandemia e dell’emergenza Covid l’Italia era finita in lockdown. Tanto che alcuni supermercati hanno deciso di razionare, per esempio, la vendita dell’olio di semi: massimo due bottiglie per ogni carrello di spesa.

PUNTI VENDITA 


Ai punti vendita A&O di Brugnera e Tamai, il titolare Sandro De Nardi ha percepito evidentemente questa psicosi che, a suo dire, è del tutto ingiustificata: «Al momento – afferma – non c’è alcun rischio perché, da un giorno all’altro, gli scaffali del supermercato possano rimanere vuoti. E’ evidente, però, che maggiore è la richiesta di certi prodotti e maggiore sarà la probabilità che i fornitori non riescano a far fronte alla domanda eccessiva. In questo momento è come se la richiesta, per alcuni generi di prima necessità, sia dieci volte superiore rispetto al solito. Tutto questo è incomprensibile e, a tutela dei nostri clienti, siamo costretti a mettere dei limiti per l’acquisto dell’olio di semi». Stessa situazione da Visotto in viale Treviso a Pordenone: «L’ultimo fine settimana – spiega il direttore – è stato importante sul fronte dell’attività lavorativa. Gli incassi, di conseguenza, sono stati importanti. Anche noi siamo stati costretti a razionare gli acquisti dell’olio di semi». Affari d’oro anche per il supermercato Mega di via Volt De Querini: «Nemmeno alla vigilia di Natale dello scorso anno – sorride un’addetta – si era visto un afflusso di gente come quella che abbiamo registrato tra sabato e domenica. Clienti, che solitamente spendono dai 30 ai 50 euro, si sono presentati in cassa con carrelli strapieni di cibo. Il conto finale? Anche 150 euro. E’ normale che, di questo passo, in alcuni giorni della settimane le derrate possano terminare con molta rapidità. Però nessun allarme: le forniture continueranno come sempre».


BOOM DI VENDITE


Antonio Facca, uno dei soci dei punti vendita Conad di San Vito al Tagliamento e Udine, ha notato, nel weekend appena trascorso, un’esplosione dei fatturati: «Certi generi alimentari – osserva – sono andati a ruba. Ho percepito una certa tensione soprattutto tra certi ristorati che, forse per paura di rimanere senza, hanno cominciato a fare incetta di olio di girasole. Non abbiamo imposto alcuna limitazione ma ci siamo visti costretti a bloccare due cittadini cinesi che, non so per quale motivo, avevano riempito i carrelli di farina e olio. Complessivamente ho notato spese più corpose rispetto al solito ma, per quanto mi riguarda, nulla di paragonabile rispetto a quando è scoppiata la pandemia. All’inizio della guerra – ricorda Facca – si era avvertita l’esigenza di acquistare, soprattutto omogenizzati, più per aiutare il popolo di Kiev che per iniziare a fare scorte». Nessuna corsa agli acquisti, invece, è stata avvertita da Fabio Lazzarin al Belmarket di Roveredo in Piano che fa parte del gruppo Dado di Padova. «Siamo una realtà piccola – ammette – e la nostra clientela è piuttosto metodica negli acquisti. Quindi, almeno per quanto mi riguarda, nulla di eclatante rispetto al solito». Situazione tranquilla anche per il gruppo Aspiag, concessionario del marchio Despar nel Nordest: «Stiamo lavorando come prima – sostiene Fabrizio Cicero, direttore regionale di Despar – e, in alcun modo, avvertiamo la mancanza di generi di prima necessità. Dal momento che non c’è alcuna difficoltà negli approvvigionamenti, nonostante Russia e Ucraina siano per esempio i maggiori produttori di olio di semi, non serve fare alcuna corsa agli acquisti. Nei nostri scaffali si trova di tutto e di più, certo è che come azienda stiamo percependo una certa tensione nei mercati che, tuttavia, siamo ammortizzando con l’obiettivo di mantenere i prezzi invariati».

Ultimo aggiornamento: 16:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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