Brusca frenata per il settore auto: rischio cassa integrazione per molti fornitori

Mercoledì 13 Aprile 2022
Settore auto in crisi

PORDENONE -  Le ricadute del conflitto in Ucraiana stanno producendo a cascata dei contraccolpi sul sistema produttivo regionale. La prima filiera a essere colpita era stata quella dell'acciaio, problemi solo in parte rientrati per l'arrivo di materiale da mercati alternativi. Un altro settore che risente fortemente della crisi internazionale è quello dell'automotive: i contraccolpi cominciano a essere forse più pesanti in questo momento rispetto a un mese fa. Ad aver subito un forte rallentamento - propri a causa della mancanza di forniture di alcuni componenti e materiali per l'auto dall'Ucrina, in particolare tutti i sistemi dei cablaggi - sta causando una ricaduta sull'intera filiera della sub-fornitura.

I COMPONENTISTI
A risentire della situazione è in particolare il sistema della subfornitura che storicamente si è sviluppato nel pordenonese con legami molto forti con il settore dell'auto tedesco. Una rete fatta di aziende più grandi e strutturate (che riescono a tenere meglio la botta) e una miriade di piccole imprese anche artigianali che cominciano ad andare in sofferenza per la mancanza di ordini. E in molti casi si è già avviata la richiesta di cassa integrazione ordinaria: un passo preventivo da parte delle imprese che mettono le mani avanti nel caso in cui nelle prossime settimane ci sia la necessità di rallentamenti produttivi. Si tratta di imprese che si occupando della fornitura di piccoli componenti, di zincherie e anche di imprese che realizzando gli stampi necessari nella filiera dell'automotive.
Uno dei primi allarmi in regione, dopo i segnali negativi dal mondo tedesco dell'auto, era arrivato nei primi giorni di marzo.

Le prime conseguenze della guerra in Ucraina avevano portato a stop produttivi alla Automotive Lighiting di Tolmezzo, tra le prime realtà ad attivare la cassa. L'istanza era stata avanzata (come solitamente avviene per prassi) per tutti i dipendenti. Il provvedimento aveva riguardato dunque quasi 840 lavoratori: la prima tranche è scaduta la scorsa settimana. La causa del brusco stop era da ricercare proprio nella frenata della produzione delle maggiori case automobilistiche tedesche (Audi, Mercedes, Porsche, ma anche Volkswagen) che non riceveva più alcuni componenti proprio dall'Ucraina. In particolare i grandi marchi tedeschi dell'auto (che sono storicamente i clienti dell'azienda di Tolmezzo che produce i fanali posteriori proprio nel segmento premium) non ricevevano più i cablaggi elettrici dalle aziende fornitrici dell'Ucraina. Forniture fondamentali per gli impianti tedeschi in cui si producono le ammiraglie e i suv di Audi, Mercedes, Porsche. Auto di lusso sulle quali vengono montati i fanali posteriori stampati e realizzati nell'azienda della Carnia. E già in quei giorni dalla Germania le società automobilistiche annunciavano fermi produttivi. La catena - partita dal blocco di fornitore ucraine a causa delle bombe che continuano a cadere sul Paese - si era allungata fino in Germania e da lì fino a Tolmezzo.

LA CASSA
«Quella stessa crisi dovuta alla fermata dell'auto tedesca - fanno sapere dalla Fim Cisl di Pordenone - solo qualche settimana dopo fa risentire l'effetto domino sulla subfornitura del pordenonese. Un sistema fortemente legato all'automotive della Germania e quindi fortemente dipendente come commesse e ordini. Che ora stanno rallentando spingendo le aziende, n particolare quelle più piccole, a pensare all'ammortizzatore sociale».
 

Ultimo aggiornamento: 16:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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