PORDENONE - Le ricadute del conflitto in Ucraiana stanno producendo a cascata dei contraccolpi sul sistema produttivo regionale. La prima filiera a essere colpita era stata quella dell'acciaio, problemi solo in parte rientrati per l'arrivo di materiale da mercati alternativi. Un altro settore che risente fortemente della crisi internazionale è quello dell'automotive: i contraccolpi cominciano a essere forse più pesanti in questo momento rispetto a un mese fa. Ad aver subito un forte rallentamento - propri a causa della mancanza di forniture di alcuni componenti e materiali per l'auto dall'Ucrina, in particolare tutti i sistemi dei cablaggi - sta causando una ricaduta sull'intera filiera della sub-fornitura.
I COMPONENTISTI
A risentire della situazione è in particolare il sistema della subfornitura che storicamente si è sviluppato nel pordenonese con legami molto forti con il settore dell'auto tedesco. Una rete fatta di aziende più grandi e strutturate (che riescono a tenere meglio la botta) e una miriade di piccole imprese anche artigianali che cominciano ad andare in sofferenza per la mancanza di ordini. E in molti casi si è già avviata la richiesta di cassa integrazione ordinaria: un passo preventivo da parte delle imprese che mettono le mani avanti nel caso in cui nelle prossime settimane ci sia la necessità di rallentamenti produttivi. Si tratta di imprese che si occupando della fornitura di piccoli componenti, di zincherie e anche di imprese che realizzando gli stampi necessari nella filiera dell'automotive.
Uno dei primi allarmi in regione, dopo i segnali negativi dal mondo tedesco dell'auto, era arrivato nei primi giorni di marzo.
LA CASSA
«Quella stessa crisi dovuta alla fermata dell'auto tedesca - fanno sapere dalla Fim Cisl di Pordenone - solo qualche settimana dopo fa risentire l'effetto domino sulla subfornitura del pordenonese. Un sistema fortemente legato all'automotive della Germania e quindi fortemente dipendente come commesse e ordini. Che ora stanno rallentando spingendo le aziende, n particolare quelle più piccole, a pensare all'ammortizzatore sociale».