Guerra in Ucraina, aziende senza materie prime: «Chieste 30mila ore di cassa integrazione, uno tsunami»

Venerdì 25 Marzo 2022 di Marco Agrusti
Acciaieria
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La guerra in Ucraina, unita alla crisi delle materie prime scoppiata già a fine 2021 e ai prezzi folli dell'energia hanno partorito una cifra da far tremare i polsi. In Friuli Venezia Giulia, solo in questa prima porzione dell'anno in corso, sono state chieste - e ottenute - 30mila ore di cassa integrazione.

E la maggior parte delle stesse è riferita al comparto del metallo e della siderurgia, cioè il settore più colpito sia dagli effetti della guerra che dalla scarsità di materia prima sul mercato.

L'ALLARME

I numeri della cassa integrazione sono ancora provvisori. Si tratta infatti di accordi già raggiunti tra le più importanti aziende del Friuli Venezia Giulia e le parti sindacali. Non sono trentamila, però, i lavoratori attualmente in cassa integrazione, perché le aziende si sono cautelate muovendosi in anticipo, con il timore che la situazione invece che migliorare peggiori. In ogni caso, come riferiscono le più rappresentative sigle sindacali del territorio, le maestranze che si trovano già a casa dal lavoro e che usufruiscono materialmente dell'ammortizzatore sociale sono migliaia in tutto il Friuli Venezia Giulia. Tra tre e quattromila solamente in provincia di Pordenone. Ma il numero che allarma più di tutti è proprio quello relativo alle ore già richieste dagli imprenditori e approvate dalle parti sociali. «Si tratta di una scelta conservativa da parte delle aziende - ha spiegato Matteo Zorn della Uil -, ma siamo molto preoccupati: se si dovessero tradurre tutte quelle ore in una cassa integrazione effettiva, allora ci troveremo di fronte a un vero e proprio tsunami di natura sociale. Ci immaginiamo una reale perdita del potere d'acquisto da parte di molti dipendenti. Un disastro vero e proprio». E i nomi di chi ha già firmato la cassa per i diversi motivi sono tra i più noti: Pittini, Fantoni, Abs, ovviamente l'Electrolux anche se nel suo caso il problema è legato più che altro ai componenti elettronici che faticano ad arrivare dalla Cina parzialmente in lockdown a causa della variante Omicron. Anche Electrolux Professional è entrata ufficialmente in difficoltà, attivando una cassa a rotazione. Si tratta della prima volta nel 2022 e la causa è principalmente riconducibile al nichel, che scarseggia ed è diventato costosissimo. E ancora la Zml di Maniago, l'Automotive a Tolmezzo. Una trentina anche i dipendenti in cassa di una cava che si occupa d'asfalto. Perché il costo del petrolio incide anche sui materiali bituminosi. «La guerra in Ucraina - spiega invece Cristiano Pizzo della Cisl - crea maggiori problemi nel settore degli alimentari e dell'agricoltura, a causa della difficoltà di approvvigionamento del grano. La crisi delle materie prime, invece, intacca maggiormente il nostro tessuto economico».

L'ACCIAIO

Il laminatoio di San Giorgio di Nogaro (Ud) sta cercando acciaio in Brasile, Cina e Indonesia. Ma ieri è arrivata la notizia di una nave (diretta proprio a San Giorgio) bombardata e danneggiata nel Mar di Azov, nel cuore del conflitto. La nave si chiama Tzarevna, batte bandiera maltese e non ha italiani nell'equipaggio, ma è della compagnia Vulcania, della genovese Fratelli Cosulich, ed è bloccata dall'inizio del conflitto nel porto di Mariupol con un carico di bramme da portare in Italia. «È stata colpita da una bomba che però per fortuna ha fatto pochi danni - spiega Augusto Cosulich, amministratore delegato del gruppo -. Il problema non è tanto il bombardamento, il porto è stato abbastanza risparmiato, ma il mare d'Azov è pieno di mine e non si può uscire, ci vuole un percorso per uscire. Stiamo cercando, insieme ad altre 4 o 5 navi che sono lì, attraverso una petizione inviata al ministero russo, a quello italiano e ad altri ministeri che riguardano i proprietari delle altre navi, di ottenere uno spazio per uscire. Vogliamo tutti uscire, anche perché il nostro equipaggio, una ventina di persone, adesso ha ancora da mangiare e da bere per un po', ma c'è preoccupazione. Aspettiamo con fiducia».
 

Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 10:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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