La corsa al grano dei molini friulani: «In autunno la tempesta perfetta»

Venerdì 10 Giugno 2022 di Marco Agrusti
Un campo di grano
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PORDENONE - La domanda è di estrema attualità: il Friuli Venezia Giulia potrebbe dirsi totalmente al sicuro se dovesse scoppiare una crisi alimentare su vasta scala dovuta alla guerra in Ucraina e al blocco delle esportazioni di grano da uno dei serbatoi più importanti del mondo occidentale? La risposta purtroppo è negativa. È vero, la nostra regione non è direttamente dipendente dal grano che arriva (arrivava, più corretto) da Kiev, ma il meccanismo che si può mettere in moto a livello internazionale colpirebbe anche il territorio, che infatti si sta già attrezzando.

Non è un caso, dunque, se le aziende del Friuli Venezia Giulia stanno già cercando altri mercati: Stati Uniti, Canada, America del Sud. Con una conseguenza ovvia anche agli occhi di un non esperto: un logico aumento dei costi che finirà per ribaltarsi sullo scontrino della spesa.

LA SITUAZIONE
È già stata rinominata la tempesta perfetta. E l'orizzonte temporale non è nemmeno così ampio: si parla infatti dell'autunno e il Friuli Venezia Giulia non può considerarsi immune. «È vero - spiega Matteo Zolin della Coldiretti - che noi non eravamo e non siamo direttamente collegati al grano proveniente dall'Ucraina o dalla Russia, ma le conseguenze che si innescheranno con la crisi alimentare non le eviteremo del tutto». Sono due, nel dettaglio, gli ambiti che preoccupano di più la filiera della nostra regione: la logistica e il sistema dei prezzi, governato ormai dalla speculazione. Eccoli, i rischi per il prossimo autunno che possono comporre la tempesta perfetta di cui si parlava poche righe più in alto.

I TIMORI
«Il primo punto ce l'abbiamo già di fronte - prosegue sempre Zolin - e riguarda i fertilizzanti. La voce di costo è già aumentata in modo sproporzionato. A ciò dev'essere aggiunta l'impennata del gasolio agricolo: l'anno scorso si pagava 50 centesimi al litro, mentre ora siamo arrivati a toccare quota un euro e 20 centesimi per la stessa unità di misura. Il Friuli Venezia Giulia - illustra ancora il rappresentante della Coldiretti - ha il suo mercato di riferimento per l'acquisto di orzo e frumenti in una specie di quadrato composto da Austria, Ungheria, Croazia e Bulgaria». Ma basterà per sopravvivere alla crisi del grano? Il rischio concreto è quello che i mercati, presi d'assalto dai paesi del Terzo mondo rimasti a secco di grano ucraino, si intasino a tal punto da spingere ancora verso l'alto i prezzi per l'acquisto. «Ed è per questo motivo - va avanti ancora Zolin - che ci si sta già muovendo per andare ad acquistare il grano che proviene dagli Stati Uniti d'America, dal Canada ma anche dal Sudamerica». Con delle conseguenze ulteriori, legate ad esempio ai costi di trasporto.

Ecco quindi il problema della logistica, che si è già presentato quando si parlava di acciaio proveniente ad esempio dal Brasile. Oggi, infatti, un container che viaggia attraverso l'Atlantico verso l'Europa costa praticamente il doppio rispetto a prima. E sarà lo stesso per quelli che conterranno il grano americano. «Un'altra conseguenza negativa - prosegue sempre Zolin della Coldiretti - potrà essere rappresentata dalla qualità e dalla sicurezza del prodotto. Dall'altra parte dell'Atlantico, infatti, la produzione di grano e frumento non è soggetta alle regole stringenti che invece sono applicate in ambito comunitario. Stiamo parlando ad esempio di norme che regolano la presenza di tossine. Dovremo stare attenti a quello che metteremo in tavola. In generale, però, la più grande preoccupazione sarà legata ai prezzi: i prodotti costeranno di più, i mercati si restringeranno e i produttori rimarranno con il cerino in mano».
 

Ultimo aggiornamento: 17:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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