In regione la battaglia sui prezzi del latte. L'assessore: «Qualcuno sta giocando sporco»

Lunedì 4 Aprile 2022 di M.A.
Un allevamento

L’accusa, diretta e pesante, l’assessore regionale all’Agricoltura, Stefano Zannier, la lancia fuori dalle righe della comunicazione ufficiale.

E facendolo di fatto inaugura un altro capitolo della crisi economica che sta colpendo il territorio del Friuli Venezia Giulia da quando è scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina. Il nuovo capitolo potrebbe essere intitolato “la battaglia del latte”, perché è di questo che si parla. E l’accusa di Zannier è diretta agli intermediari della filiera, cioè agli attori economici che comprano il latte dai produttori per poi rivenderlo a chi rifornisce il cliente finale. Le parole sono pesanti: «In questa situazione - tuona Zannier - c’è chi sta letteralmente giocando con i prezzi. E il danno lo subiscono i produttori e i consumatori, mentre qualcuno si arricchisce. Per questo l’invito è quello di segnalare quelle che di fatto - decreti alla mano - sono pratiche sleali». 


IL NODO


Il punto è il prezzo del latte che viene pagato dagli intermediari (i trasformatori, così sono chiamati) ai produttori. In molti casi è troppo basso e non consente ai secondi di coprire i costi energetici che sono schizzati verso l’alto. L’aumento infine si ribalta sul consumatore, che ha visto il litro di latte aumentare anche di 30-50 centesimi sugli scaffali dei supermercati. «Il settore della zootecnia da latte - ha puntualizzato Zannier - è tra i più colpiti dall’incremento dei costi delle materie prime e dall’emergenza energetica in corso e la situazione sta subendo un ulteriore aggravio con la crisi derivante dal conflitto in atto in Ucraina. Perciò è indispensabile che tutti facciano la loro parte per salvare un comparto che altrimenti non potrà più riaprire: a tale fine convocherò a breve un tavolo regionale di confronto». Una lettera è stata inviata a Federdistribuzione, Assolatte e Confindustria. «L’aumento dei costi dei fattori produttivi implica, per la maggior parte degli allevamenti di bovini da latte, un reale rischio di fallimento e si registrano già situazioni in cui gli allevatori si trovano costretti a ridurre progressivamente il numero di capi per sopperire agli eccessivi costi da affrontare. Risulta pertanto di vitale importanza che l’intera filiera agroalimentare prenda in considerazione le criticità in corso al fine di contrastare l’imminente rischio di un danno irreparabile per il comparto produttivo e per la filiera stessa che potrebbe trovarsi, a fronte della chiusura di molte realtà, nella condizione di non riuscire a garantire l’approvvigionamento del prodotto. Questo considerando anche che il pagamento agli allevatori non dev’essere inferiore ai costi di produzione che l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) ha stimato, sulla base dati del 2021, essere pari a 46 centesimi/litro, con una imminente revisione al rialzo». Zannier ricorda che «un’importante realtà della trasformazione (Granarolo, ndr), tramite la propria organizzazione cooperativa ha deciso di riconoscere ai soci allevatori un prezzo minimo di acquisto del latte di 48 centesimi/litro: scelte di questo tipo servono appunto per fronteggiare i forti aumenti. L’adeguamento del prezzo del latte riconosciuto ai produttori da parte dei soggetti che si collocano subito dopo nella catena del valore del settore lattiero caseario (primi acquirenti, grandi gruppi industriali e cooperativi, sistema della grande distribuzione), per un periodo adeguato a superare le tensioni sopra evidenziate, risulta essere concretamente una delle possibili soluzioni per supportare e garantire la sopravvivenza del sistema allevatoriale, a fronte dell’importanza economica, sociale ed ambientale che l’intera rete zootecnica riveste nel territorio nazionale».

Ultimo aggiornamento: 16:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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