Crisi energetica e guerra, soffre anche l'impero della grappa Nonino: «Gas 7 volte più caro, bottiglie introvabili»

Mercoledì 6 Aprile 2022 di Marco Agrusti
La distilleria Nonino
1

Può la crisi delle materie prime, condizionata e amplificata dalla guerra in Ucraina, mettere in difficoltà anche l’impero della grappa che basa la sua fortuna e il suo nome sulla produzione locale e il made in Friuli? La risposta, figlia della globalizzazione, è un sì. Anche la Nonino, che vuol dire Friuli in mezzo mondo, ha sentito il colpo.

E solo grazie a una serie di scelte lungimiranti e molto “furlane”, riesce a reggere la botta. 


L’IMPATTO


La fotografia è scattata dall’amministratrice delegata Elisabetta Nonino. E la prima immagine è comune a molte altre aziende. Riguarda il gas, che nella produzione di grappa è centrale come poche altre materie. Serve infatti a far funzionare la caldaia che trasforma l’acqua in vapore, con quest’ultimo che poi serve per completare il processo di distillazione. Senza gas, niente grappa. «Fortunatamente - spiega Elisabetta Nonino - siamo riusciti a strappare un contratto ad un prezzo bloccato quando ancora non era arrivata la mazzata dell’ultimo periodo. Ma stiamo comunque parlando di un costo sette volte superiore (al metro cubo, ndr) rispetto a quello che pagavamo prima della vendemmia del 2021. Siamo stati lungimiranti e anche un po’ fortunati, ma se la guerra dovesse durare ancora a lungo entreremmo seriamente in difficoltà anche noi».

Prima del gas, si usava l’olio combustibile. Adesso in Unione europea non si può più: la regola è quella sui limiti alle emissioni nocive. «Ma molti fanno i furbi - spiega ancora Nonino - e di fatto hanno delocalizzato dove queste regole non ci sono». Non l’azienda simbolo della grappa friulana. 


LA FILIERA


Secondo tema, quello riguardante le capsule e i copri-capsule della linea “Tradizione” della Nonino. «Il nostro fornitore, che fatturava sul territorio italiano, produceva in realtà in Ucraina - ha illustrato ancora l’amministratrice dell’azienda -. Pochi giorni prima della guerra, abbiamo portato a termine un’operazione di magazzino, facendo tutta la scorta possibile». Oggi non sarebbe più fattibile. «Un insegnamento dei miei genitori e di mia nonna: investire per l’azienda e in azienda. Anche quando le comuni regole della globalizzazione ci dicevano che sarebbe stato sbagliato fare magazzino». Un altro tratto distintivo della friulanità. Fare scorta, essere previdenti. 


LE BOTTIGLIE


Fine dei problemi? No, perché il sistema internazionale, così interconnesso, in questo momento risente di più crisi. Non c’è solo la guerra in Ucraina o la scarsità di materie prime. Si sente ancora l’onda lunga della pandemia. E colpisce anche la Nonino, vediamo come. Molti produttori di bevande, infatti, si rifornivano in Cina. Costava meno, anche se la qualità era inferiore. La Nonino invece ha sempre scelto l’Italia, al massimo l’Unione europea. Ma adesso si trova lo stesso in difficoltà. «Con la pandemia - spiega sempre Elisabetta Nonino - i traffici navali dall’Oriente sono nettamente diminuiti. Molti spedizionieri sono falliti e i costi al container sono schizzati da 4mila a 14mila euro. Così chi si riforniva in Cina ora non lo trova più conveniente e si rivolge al mercato interno». Il risultato è una strozzatura che penalizza clienti storici come la Nonino, costretta a prenotare bottiglie ormai quasi introvabili e ad attendere anche mesi per poterle vedere arrivare. «Noi che siamo sempre stati seri - conclude - adesso ci ritroviamo danneggiati due volte».

Ultimo aggiornamento: 08:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci